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Enel Green Power sarà sempre più centrale nel business del gruppo Enel. Nel 2021 oltre il 50% dell’energia prodotta dal colosso energetico nazionale sarà verde e dalle energie rinnovabili sarà generato il 28% dell’Ebitda. Una quota in crescita, spinta da un piano di investimenti di 10,6 miliardi in tre anni, che cavalca il trend mondiale della transizione energetica costellato da continui record. Dove si indirizzeranno investimenti e progetti di sviluppo? Quale ruolo manterrà l’Italia? Come sarà assicurata la sostenibilità del piano? Sono le domande alle quali risponde Antonio Cammisecra, Ceo di Enel Green Power (Egp) in questa intervista a FIRSTonline, a distanza di pochi giorni dalla presentazione del nuovo piano industriale 2019-2021 del gruppo.
Enel ha confermato la strategia di crescita orientata su reti e rinnovabili. In particolare, all’energia verde sarà destinato il 64% dei 16,5 miliardi che il gruppo spenderà per lo sviluppo. Quale quota di energia prodotta da rinnovabili, escluso il nucleare, contate di raggiungere a fine piano e in prospettiva al 2050, anno stabilito da Enel per il completo azzeramento delle proprie emissioni di gas serra?
“Enel ha avuto la lungimiranza di comprendere, prima di molti, gli effetti dirompenti della transizione energetica, un cambiamento epocale che passa attraverso la decarbonizzazione e apre il mondo dell’energia a scenari completamente nuovi, non solo dal punto di vista del business ma anche del modo di vivere, consumare e produrre di ciascuno di noi. In questo processo, le rinnovabili giocano un ruolo centrale, sono il fulcro stesso della transizione, pertanto il Piano appena presentato aumenta ed accelera le azioni messe in campo per raggiungere questo obiettivo. In questo contesto Enel Green Power sta avendo un ruolo da protagonista nel mercato: chiuderemo il 2018 con circa 3 GW di nuova capacità installata e al 2020 raggiungeremo i 4,4 GW annui, numeri da record che non può vantare nessun altro concorrente a livello mondiale. Coerentemente con questa dinamica, nel 2021 l’energia generata da fonti rinnovabili rappresenterà più del 50% della produzione totale del Gruppo rispetto al 38% attuale. Una percentuale destinata a crescere, lungo una traiettoria in costante accelerazione e in armonia con l’obiettivo di Carbon Neutrality di Gruppo fissato al 2050. Se poi alziamo gli occhi dai numeri di Piano, per quanto significativi, e guardiamo al quadro più generale in cui ci muoviamo, dobbiamo riconoscere che il mondo va verso un futuro al 100% rinnovabile. Non è più un’utopia di qualche pioniere (e siamo ben contenti di essere stati tra questi), ma una realtà tangibile che poggia su solide fondamenta tecnologiche ed economiche”.
L’Italia: il quadro è incerto e le previsioni del gruppo sulla possibilità di crescita delle rinnovabili nel nostro Paese sono molto caute per non dire congelate. Tutto ciò come si concilia con l’aggiornamento degli obiettivi europei al 2030?
“Al pari di quanto accade in queste settimane in tutti gli stati membri, anche in Italia si sta lavorando per definire il target RES al 2030. Il nostro Paese ha raggiunto in anticipo gli obiettivi del 2020, e fornirà il proprio contributo per il 2030 che in base alle ultime dichiarazioni del Governo dovrebbe attestarsi al 30% di energia primaria.
Come Enel, ovviamente, faremo la nostra parte nel rilancio delle fonti rinnovabili. Enel Green Power è presente in oltre 30 Paesi, ma l’Italia resta il mercato più importante per noi. Qui abbiamo circa 14 GW di potenza rinnovabile installata tra idroelettrico, geotermico, fotovoltaico ed eolico: il mantenimento dell’efficienza di questi impianti, anche attraverso il repowering degli stessi, rimane una delle principali attività sulla quale poniamo maggior attenzione”.
Il governo ha promesso attenzione al settore delle rinnovabili, i decreti sono attesi da tutti gli operatori. Egp opera anche nell’innovazione…
“In Italia, lavoriamo molto a innovazioni tecnologiche, sia nel campo del fotovoltaico, sia nel settore eolico. In ambito solare, presso il nostro polo tecnologico di Catania, stiamo per lanciare l’innovativo pannello HJT, un bifacciale di ultima generazione con tecnologia ad etero-giunzione di silicio amorfo e cristallino che sarà in produzione da marzo prossimo e che garantirà un’efficienza della cella superiore al 22%, con un investimento di circa 90 M€.
Sempre in Italia sperimentiamo, ad esempio, nuove tecnologie di accumulo destinate ad essere applicate nei nostri impianti in giro per il mondo, con l’obiettivo di essere sempre più competitivi.
L’Italia è dotata di una buona risorsa solare ed eolica che permetteranno una buona competitività delle fonti rinnovabili nella matrice energetica italiana, fino a rappresentare l’assoluta maggioranza della generazione nel 2030.
Ci sono ovviamente difficoltà, quasi storiche direi, e non necessariamente legate al settore delle rinnovabili. Per realizzare l’ambizioso programma di penetrazione delle rinnovabili bisogna tenerne conto con realismo per superare i problemi e le lentezze: penso alle difficolta per l’ottenimento di nuove autorizzazioni. Faccio un esempio nel settore eolico: ad oggi ci sono in Italia circa 2,7 GW di progetti autorizzati, ma le tipologie di turbine previste nelle autorizzazioni sono ormai obsolete e pertanto occorre riattivare il permitting per aggiornare i progetti in linea con l’evoluzione tecnologica che consente di generare molta più energia nel medesimo sito e con il medesimo impatto ambientale. Uno dei fattori chiave per lo sviluppo delle rinnovabili nel breve-medio in Italia sarà quindi lo snellimento e la velocizzazione degli iter autorizzativi. Insomma, si può semplificare, tenendo sempre presente che non servono incentivi, ma quadri regolatori stabili che consentano alle rinnovabili di muoversi in un contesto competitivo.”
La maggior parte dei 10,6 miliardi di investimenti destinati alle rinnovabili andrà, tuttavia, nelle Americhe: il 30% in Sud America e quasi 4 miliardi (il 37%) sono destinati al Nord America, un Paese dove le politiche annunciate da Donald Trump puntano molto sulle fonti fossili anziché sulle rinnovabili. Come spiega questa apparente contraddizione?
“E’ un contrasto solo apparente, perché dal punto di vista del trend generale, il mercato americano non fa eccezione e va anch’esso verso la decarbonizzazione. Negli Stati Uniti più che altrove sono in primo luogo i consumatori e le aziende, piccole e grandi, a guidare questa rivoluzione, un fenomeno destinato a diventare centrale nello sviluppo delle rinnovabili del futuro nel mondo. Proprio negli Usa è cresciuta negli ultimi anni la tendenza dei grandi gruppi come Amazon, Google, Microsoft, Walmart ad approvvigionarsi di energia verde attraverso contratti di lungo termine, i cosiddetti PPA. EGP è presente in questo segmento decisivo e ha già firmato importanti contratti, come quello con il leader globale nel settore della birra, Anheuser-Busch InBev, o quelli con Facebook, General Motors, Bloomberg, Starbucks, solo per citarne alcuni. Del resto, la stessa Tax Reform introdotta dall’amministrazione Trump a fine 2017 prevede benefici fiscali fino al 2022 e l’attuale piano strategico di Enel coglie questa opportunità con un’importante quota di investimenti destinati agli USA”.
Le previsioni del gruppo sono di incrementare di 3,5-4 Gigawatt la potenza annua installata nelle rinnovabili nel mondo. Quali saranno i progetti più importanti su cui puntate e dove saranno realizzati?
“A livello globale, la nostra strategia punta su un’ulteriore espansione, soprattutto attraverso una crescita organica, senza ricorrere ad acquisizioni. Rispetto al passato, faremo un po’ meno ricorso allo strumento del BSO (Build Sell Operate) che prevede la cessione di quote di maggioranza degli impianti costruiti per finanziare la crescita. Continueremo ad incrementare le attività nelle aree in cui siamo operativi con presenza integrata, in Paesi maturi ed in fase di decarbonizzazione, proprio per accelerare il processo di transizione, ma anche in Paesi emergenti ad alto potenziale di crescita”.
Più precisamente?
“Il Sudamerica (soprattutto Cile e Brasile), dove Enel ha presenza integrata con 24 milioni di clienti, ha una parte importante nei piani di sviluppo, assorbendo il 60% della capacità addizionale prevista nel prossimo triennio con progetti di taglia rilevante già in costruzione, come quello brasiliano di Sao Gonzalo (capacità installata 475 MW), la cui costruzione è stata avviata ad ottobre e che rappresenta il più grande impianto fotovoltaico in costruzione nel Sudamerica. Infine, siamo convinti che l’Africa, dove oltre il 60% della popolazione è senza energia elettrica, sarà sempre più importante e non a caso abbiamo lavorato per costruire una posizione di leadership nel continente, che oggi ci vede essere il primo operatore privato nelle rinnovabili. Proprio nei giorni scorsi, abbiamo dato via ai lavori del cantiere del nostro primo impianto solare in Zambia (34 MW) che sarà operativo entro il primo trimestre del prossimo anno, con un investimento complessivo di circa 40 milioni di dollari.
A fronte di questi importanti investimenti quale crescita dell’Ebitda vi aspettate dalle rinnovabili? Oggi contano per il 27% sui 16,2 miliardi di margine lordo complessivo.
“L’Ebitda in soli 3 anni crescerà di circa 1,2 miliardi di euro (incremento quasi del 30%), passando da 4,2 miliardi di euro nel 2018 (non inclusivo del capital gain relativo alla cessione in modalità BSO di circa 1,8 GW di capacità in Messico) a 5,4 miliardi di euro nel 2021 grazie principalmente al contributo, pari a 900 milioni di euro, degli impianti che andranno in esercizio nel periodo 2019-21. Nel 2021 il peso di Enel Green Power sull’Ebitda del Gruppo sarà superiore al 28%”.
A partire dal 2020 sarà più conveniente costruire nuovi impianti rinnovabili anziché termici: a cosa è dovuto questo sorpasso?
“La riduzione del costo di produzione delle energie rinnovabili è imputabile al forte calo del costo delle tecnologie ed al contempo all’evoluzione che le stesse tecnologie hanno avuto negli utlimi anni. I pannelli solari più moderni hanno una maggiore efficienza e le nuove pale eoliche consentono di sfruttare al meglio la risorsa disponibile, specie in regime eolico a basso vento. Tutto ciò si traduce nella possibilità di produrre più energia ad un costo inferiore: già ad oggi in molte parti del mondo è economicamente più conveniente costruire un nuovo impianto rinnovabile piuttosto che un nuovo impianto a combustibili fossili e presto diventerà più conveniente rispetto al costo di produzione di impianti termici esistenti. Inoltre, le rinnovabili godono del vantaggio cruciale di poter essere realizzate in tempi veloci – in media circa un anno – rappresentando così la risposta più efficace e flessibile alla domanda di energia di mercati in rapida evoluzione, consentendo al contempo la creazione di valore in tempi prevedibili”.
*First online, 1 dicembre 2018