“Ho fatto un giro in fabbrica come ogni giorno e non ti dico il mio stato d’animo… Scusa ma mi sembra ormai superato il “problema sicurezza” visto che ci hanno fatto chiudere ed è come essere agli arresti domiciliari… ma era necessario e abbiamo fatto anche questo. E’ assurdo che io debba chiedere alla prefettura l’autorizzazione per andare nella mia azienda che è il posto più sicuro che io conosca. Siamo stati colpiti dal terremoto e ci siamo rialzati piu forti di prima, ci rialzeremo anche questa volta ma dobbiamo fare presto” Roberta Mantovani, Mantovanibenne srl
Questa è la testimonianza di uno dei tanti imprenditori che ho avuto modo di sentire in questi giorni. Nelle ultime settimane abbiamo visto tante aziende genuinamente mobilitarsi per mettere in sicurezza i lavoratori e garantire la continuità aziendale. Il protocollo siglato dalle parti sociali il 14 Marzo a Roma ci è sembrato un momento epocale di condivisione e di volontà, seppur nelle difficoltà, di voler andare avanti. Poi il governo sollecitato anche da regione Veneto, Lombardia e rappresentanze sindacali,ha preso la decisione di chiudere tutte le filiere non essenziali.
Nel dibattito sull’apertura delle fabbriche si confrontano opinioni molto diverse: a livello nazionale e sulla stampa generalista prevalgono visioni astratte e posizioni spesso ideologiche che poco aiutano a prendere decisioni efficaci.
Per proporre un contributo concreto siamo andati alla fonte: cioè alle fabbriche stesse ed ai loro responsabili. Abbiamo coinvolto alcuni nostri clienti, tutte PMI, ma di settori diversi, regioni diverse, assetti proprietari diversi. Abbiamo posto loro alcune domande: se sono aperte, quali protocolli di sicurezza hanno attivato, se ci sono stati momenti di resistenza e difficoltà, quale è stato il ruolo del sindacato.
Tra le aziende che lavorano, DIAB di Longarone (BL) ha addirittura anticipato molte delle cautele previste nel protocollo 14/3 e l’AD Gabriele Bortolotto evidenzia come, pur con inevitabili tensioni, si sia garantita la condivisione con tutta la forza lavoro. Ora si opera con molto personale di ufficio in Smart Working e la produzione che cerca di seguire commesse estere da parte di clienti che non hanno chiuso. Attenzione è stata posta anche ai fornitori, cercando di anticipare alcuni pagamenti.
Cesare Casagrade, AD di Virosac di Pederobba (TV) ha puntato molto sulla comunicazione e la condivisione di tutte le misure di prevenzione adottate. Da questo dialogo è addirittura uscito rafforzato il rapporto con le RSU. Anche qui personale degli uffici in Smart Working e personale di fabbrica continuamente monitorato dagli uffici preposti alla sicurezza.
Provvedimenti simili in Silgan a Romano D’Ezzelino (VI) dove l’AD Giacomo Avogadro ci racconta di come sia operativa 24 ore su 24 un’Infermeria interna.
Nel settore della distribuzione alimentare, Carlevari di Torreglia (PD) ha garantito l’operatività in totale sicurezza per distribuire ortofrutta biologica e convenzionale. Ce lo conferma con convinzione Andrea Carlevari.
Tra chi ha dovuto chiudere, Sertech Elettronica di Malo (VI), aveva già attivato in anticipo le azioni del protocollo14/3; ma non è bastato. Ora i dipendenti, che non avevano mai chiesto di interrompere le attività, chiedono di tornare al lavoro e Stefano Ruaro, titolare, afferma che sarà difficilissimo mantenere l’attuale organizzazione in caso di fermi prolungati.
Mirco Pegoraro di Geoplast, Grantorto (PD), non capisce il razionale che ha spinto il nostro paese verso un blocco così drastico e l’opinione di Roberta Mantovani di Mantovanibenne di Mirandola (MO) apre il nostro articolo.
Quali conclusioni.
In GC&P, la nostra società di consulenza, siamo in SmartWorking e cerchiamo di supportare le aziende clienti con tutti i mezzi che ci sono concessi. Dal confronto tra di noi e con i nostri clienti abbiamo maturato la convinzione la fabbrica in funzione protegge e mantiene attive le filiere che, altrimenti, rischiano di crollare; non aumenta il rischio di contagi, e forse lo diminuisce, visti i protocolli efficaci adottati; riduce il rischio di crisi sociali di persone e famiglie (il lavoro genera reddito e previene depressioni e crisi personali); riduce il costo a carico dello Stato per integrare i redditi di persone forzatamente ferme.
Per questo è importante, purchè seguano i protocolli di sicurezza, tenere le fabbriche aperte. Anzi è necessario