E’ ancora presto per disporre di un quadro complessivo affidabile per trarre conclusioni utili a imprenditori e investitori in tema di conferme o riconversioni produttive. Attendiamo di conoscere scelte e comportamenti dei consumatori; attendiamo l’effetto competitivo delle misure, in gran parte solo annunciate, dei grandi paesi industriali e nostri competitors in tema di sostegno alle attività produttive; attendiamo di conoscere obblighi e convenienze relative alla mobilità internazionale di merci e persone ; attendiamo di conoscere il grado di resistenza delle nostre imprese e la tenuta dei rapporti commerciali in essere.
Il paese dispone di primati nel farmaceutico, dove ha scalato le classifiche europee ed è saldo al secondo posto. Ha aree di forza nel biomedicale e nelle attrezzature per ospedali. Abbiamo leadership in tanti settori e nicchie del manifatturiero , anche tecnologico, come da anni spiega con bravura e sostiene con forza Marco Fortis. Abbiamo una posizione importante nelle produzioni agricole per salvaguardare le quali occorrerebbe da subito una cabina di regia nazionale per evitare che il paese si trovi a dover varare molto presto misure di contenimento dell’export di materie prime essenziali. Abbiamo da rilanciare il turismo, forte di un retroterra colturale e paesaggistico che rimane intatto.
Occorre però, fin da subito, elaborare proposte da proporre ai decisori politici che, a breve, dovranno scegliere le azioni di sostegno del sistema produttivo, per la sua continuità ed il suo riposizionamento nei mercati, con una disponibilità finanziaria che, per quanto migliorabile, sarà comunque importante.
Gli interessi esistono , eccome! I portatori di interessi anche.
Le associazioni degli imprenditori, del lavoro autonomo, dei professionisti, in sostanza le PMI così come definite dalla raccomandazione europea del 2003, saranno chiamate ad un grande contributo di conoscenza degli ambiti rappresentati, di analisi e proposte per poi trovare convergenze che, valorizzando i punti di forza del sistema Italia, producano ulteriore valore aggiunto. Ci saranno le tradizionali consultazioni, più ordinate che nel passato grazie al collegamento video. Ma ci sarà anche il solito, questa volta più intenso, lavorio informale e riservato di pressione sui vari decisori, in quanto ritenuti più vicini, più attenti o sensibili.
Quali settori andranno considerati strategici e con quali priorità negli investimenti ? Che incidenza dovrà avere , nei piani, il mantenimento dei livelli occupazionali? Quali integrazioni di filiera sostenere ? Quale spesa improduttiva o poco produttiva tagliare? Quale compromesso raggiungere tra esigenze di assistenza a chi ne ha davvero bisogno e misure per incoraggiare chi è in grado di produrre lavoro vero, cioè le imprese tutte, partite iva e professioni comprese? Che spazio dare allo small business act per rendere il paese più ospitale alla creazione di imprese e professioni e alla piccola dimensione produttiva?
Il confronto, che da tempo avviene in vista della scadenza annuale della legge di bilancio e che ha fino a qui deciso prevalentemente sacrifici e aggiustamenti fiscali, e purtroppo anche quali rendite di posizione ancora sopportare, come la burocrazia inutile e certo assistenzialismo, quel confronto è destinato a cambiare, pena la fine del nostro Paese.
Servono consultazioni a tutto campo, senza discriminazioni di sorta per non perdere alcun suggerimento, arricchite dai dati di centri di ricerca e istituzioni economiche, per passare poi ad una catena corta di decisioni tempestive. Gli interessi muovano pure dalla difesa delle ragioni dei rappresentati, che in partenza sono tutte legittime, salvo poi dover trovare soluzioni di sintesi che consentano all’Italia di esprimere il meglio e di competere come ha fin qui saputo fare nei momenti difficili.
Non sarà una passeggiata . Nella mia esperienza poche volte ho visto felici sintesi tra interessi diversi, spesso contrapposti. La decisione finale spetta a Governo e Parlamento . Ma le associazioni, pur non avendo abitudine ed esperienze di rappresentanza di filiera, possono ricavare informazioni importanti sulle interdipendenze produttive, sui fabbisogni di credito e di logistica tali da ridurre l’ambito di discrezionalità pubblica certamente legittimo, ma talvolta usato con la logica del “divide et impera“ o per sancire priorità non giustificate dall’interesse pubblico.
Uno dei punti di forza dell’economia italiana manifatturiera sono state e sono le filiere; al tempo stesso la mancata collaborazione di soggetti che concorrono in altre filiere, ha condizionato performances, come nel caso del cosiddetto sistema casa, del turismo, dell’agroindustria, della distribuzione.
Ci sono prese di posizione in tal senso incoraggianti, ribadito che bisogna fare il possibile per non perdere la nostra vocazione all’export. L’industriale veronese Giulio Pedrollo parla di un futuro caratterizzato da “filiere locali e personale globale”. Giulia Molteni, dell’omonima nota azienda, dice: “penseremo a tutta la filiera, con alleanze più strette tra fornitori e subfornitori”. Il presidente di Centromarca , Francesco Mutti , afferma che “ il territorio è un elemento di forza” .
Occorre uno sforzo straordinario per mettere da parte le separatezze tradizionali associative, influenzate dal racconto statistico, settoriale e dimensionale, e raccordare le esigenze dei diversi anelli delle filiere , oggi ordinati dal committente, che dispone maggiormente degli aspetti produttivi, meno in fatto di credito, anche se proprio tra Treviso e Padova sono stati avviati, in materia, accordi innovativi tra committenti industriali e subfornitori artigiani. Il committente, spesso, non dispone dell’anello logistico e dell’adeguatezza delle reti distributive . Le catene del valore si sono riconfigurate più volte, allungando le filiere . Ragionevolmente, oggi, è tempo di accorciarle e di arricchirle con più terziario, dalla logistica alle reti distributive.
Qualcuno si è già mosso nelle analisi . Lo stanno facendo i soggetti più avveduti e strutturati, in grado di leggere in anticipo o costretti a farlo dalla loro posizione di leadership, gli orizzonti dei mercati , nuovi vincoli e nuove opportunità. Basti pensare ai grandi fondi di investimento, da quelli che raccolgono i contributi di milioni di lavoratori per le loro future pensioni ai fondi sovrani . Tutti si trovano, quotidianamente, a confermare o cambiare direzione del loro intervento, spesso premendo un tasto, “acquista o vendi”, in attuazione di policy che li guida e li vincola.
I rappresentanti dell’Italia che “lavora e che produce” sono attesi ad una prova troppo importante per essere condotta senza condivisioni strategiche e alleanze attuative . Tocca a loro consegnare al dibattito ed alle scelte di Governo e Parlamento un buon documento di sintesi per il nuovo corso della nostra economia , a partire da una efficace politica industriale.
Francesco Giacomin , quarant’anni di rappresentanza degli interessi