Nelle prossime settimane le imprese avranno la possibilità di ripartire attivando protocolli che garantiscano la sicurezza di chi lavora. Se la fase di lockdown è stata dolorosa ma relativamente semplice in termini di attuazione, la rimessa in moto della produzione si preannuncia come un processo decisamente più complicato. A oggi è difficile immaginare regole univoche per imprese che hanno dimensioni diverse e che operano in settori molto eterogenei. E’ fondamentale ripartire ed è altrettanto importante accettare che questa ripartenza implicherà il confronto con situazioni e contesti difficili da prevedere a priori.
Per capire come organizzare il graduale rientro alla normalità vale la pena guardare a quanto sta facendo la Germania. Le imprese tedesche sono in larga parte aperte e stanno operando a circa l’80% della propria capacità produttiva. Le ragioni di alcune chiusure, come quelle di alcuni impianti di produzione del settore automobilistico sono dovute alla mancanza di forniture e all’incertezza del mercato più che a ragioni sanitarie. Secondo un recente articolo del Wall Street Journal (https://www.wsj.com/articles/the-coronavirus-is-spreading-but-german-factories-keep-running-11585906240?mod=e2fb), le imprese tedesche hanno saputo muoversi per tempo, adottando fin dal mese di febbraio pratiche di comportamento semplici ma efficaci sulla base di quanto stava accadendo in Cina. Hanno tutelato la salute dei lavoratori attraverso test effettuati in modo capillare, hanno promosso il distanziamento sociale, hanno ridefinito nuovi layout produttivi laddove necessario, hanno rafforzato l’igiene e l’uso dei dispositivi di protezione come le mascherine investendo in team medici a supporto.
Più che un insieme di regole dettagliato, l’esperienza tedesca mette in evidenza un metodo di lavoro. Questo metodo si è basato su due importanti elementi: il gioco d’anticipo, che ha permesso di evitare conseguenze ben più gravi (principio di precauzione), e la valorizzazione di buone pratiche distribuite sul territorio come ben argomento da un articolo su The Guardian (https://www.theguardian.com/world/2020/apr/05/germanys-devolved-logic-is-helping-it-win-the-coronavirus-race). Se sul primo punto arriviamo purtroppo in ritardo. Sul secondo possiamo fare ancora molto. Sul terreno della sicurezza nelle fabbriche è difficile che un’ordinanza del governo centrale possa risolvere i tanti problemi che incontreranno i nostri lavoratori e i nostri imprenditori. Più sensato valorizzare le molte intelligenze presenti nella società e nelle diverse realtà territoriali per elaborare delle soluzioni comuni che potranno diventare parte di un protocollo condiviso.
Molte delle fabbriche del Made in Italy sono di piccole e medie dimensioni. Per lungo tempo questa struttura industriale del nostro Paese è stata considerata come un limite. Oggi potrebbe essere un punto di forza. Gli eventuali contagi potranno essere facilmente individuati e isolati. Non ci sono grandi assembramenti da gestire. Questa distribuzione territoriale potrà diventare un aiuto alla ripartenza se saremo capaci di identificare soluzioni efficaci all’interno di singoli contesti e se sapremo promuovere la loro diffusione in modo rapido e coerente con le richieste delle imprese. L’organizzazione di un processo distribuito che valorizzi allo stesso tempo l’intelligenza e la conoscenza degli esperti (medici del lavoro, virologi, trasportisti e molti altri) al pari delle lezioni maturate nei diversi contesti del lavoro costituisce una delle vere sfide cui siamo chiamati nel prossimo futuro.
Già oggi si registrano proposte interessanti da coloro che si sono impegnati su questo fronte. Come è emerso in un recente workshop organizzato da ItalyPost, molti imprenditori del Made in Italy (Cesare Matroianni di Absolute, Giulia Svegliado di Comit e Giacomo Avogadro di Silgan Dispensing Systems) hanno dimostrato di saper tutelare la salute dei lavoratori e delle loro famiglie pagando test a tappeto, riorganizzando le stazioni di lavoro per mantenere la distanza minima di 1,5 mt e offrendo una garanzia assicurativa dedicata. Imprenditori e sindacati illuminati si stanno muovendo nella stessa direzione e come dimostra anche il caso Ferrari, è possibile trovare un accordo soddisfacente che consenta di coniugare lavoro, sicurezza e ripresa economica.
E’ importante che in questa fase le proposte che si rivelano più efficaci trovino adeguata valorizzazione e siano inserite all’interno di un processo decisionale trasparente e aperto. Si tratta di immaginare e mettere in pratica una piattaforma (anche tecnologica) che, oltre a promuovere alcune regole comuni di base (distanziamento sociale ad esempio), si candidi a diffondere buone pratiche che tengano conto delle diverse realtà territoriali e dimensionali. One size does not fit all è stato lo slogan del Made in Italy nel mondo. Allo stesso modo, un decreto ministeriale non risolverà tutte le richieste del nostro sistema produttivo. Attrezziamoci per gestire la varietà puntando sull’intelligenza e la professionalità presenti nella nostra società civile.