La nostra memoria corta ci porta a pensare che questa pandemia sia un fenomeno differente alle molte altre che sono accadute in passato. In realtà il mondo che noi conosciamo è frutto di una lunga storia dove le malattie infettive l’hanno fatta da padrone. Si potrebbe dire che più che le spade o i cannoni, sono state le epidemie che hanno disegnato la nostra civiltà. L’agricoltura e le conquiste hanno portato le malattie a spasso per i vari continenti giuocando un ruolo, involontario, ma assolutamente efficace.
I batteri sono anche loro un prodotto frutto della selezione naturale, in modo del tutto simile alla specie umana. Come l’evoluzione gioca un ruolo fondamentale per gli uomini selezionando quelli più bravi ad assicurarsi nuove generazioni; per un batterio il successo è legato alla sua capacità di infettare più persone. Questa capacità di trasmissione è alla base di molte sconfitte o collassi di intere popolazioni. Nel 1997 il noto biologo Jared Diamond ha scritto un libro dal titolo emblematico: “Armi, acciaio, malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni”. Per l’Europa le epidemie sono da sempre state un fattore vincente nella conquista del resto del mondo: I germi euroasiatici hanno annientato gli indigeni in molte parti del globo: isole del Pacifico, Sudafrica, Australia e Americhe: “nel 1519 Cortés sbarcò sulle coste del Messico con 600 uomini, intenzionato a conquistare il bellicoso e popoloso impero degli aztechi. Egli raggiunse la capitale Tenochtitlan e riuscì a tornare sulla costa dopo aver perso solo due terzi dei suoi uomini, il che dimostra la superiorità militare degli spagnoli e l’iniziale ingenuità e impreparazione degli atzechi (…). Ciò che diede agli spagnoli un vantaggio decisivo fu il vaiolo, che era stato portato in Messico da uno schiavo proveniente dalla colonia di Cuba”.
Nel 1618, esattamente un secolo dopo, i 20 milioni di abitanti del Messico erano diventati poco più di un milione e mezzo. Le malattie infettive furono al fianco di Pizarro quando sbarcò in Perù al comando di 168 uomini alla conquista degli inca.
La storia delle epidemie ci insegna molte cose. Innanzitutto, che la rapidità della diffusione e la rapidità del decorso fanno si che tutta la popolazione venga infettata, e che il tempo è molto breve perché o si muoia o si diventi immune. Ci insegna anche che dopo qualche anno si possono verificare o mutazioni del battere o nuove generazioni di non immuni al battere stesso possono essere infettati dall’esterno e il ciclo ricomincia. Da sempre, non è certo una condizione solo attuale, i batteri per sopravvivere hanno la necessità di avere a loro disposizione un gruppo umano sufficientemente numeroso. Le epidemie, per definizione, sono note come “malattie per affollamento”. E’ sotto gli occhi di tutti che l’attuale covid-19 abbia privilegiato la Pianura Padana perché si tratta di un’ampia area con una delle densità di popolazione più alte al mondo. Nelle nostre aree urbanizzate gli ospiti potenziali sono molti di più per quei piccoli e indesiderati batteri che trovano davanti autostrade dove poter espandersi a dismisura.