L’esperto di eventi culturali, docente di Museum Management all’Università Bocconi, spiega: il successo dei festival è ascrivibile alla reazione all’”abuso digitale”, al solipsismo con cui passiamo il nostro tempo compulsando sfrenatamente i-pad e cellulari. Il festival ha significato tornare a occupare spazi pubblici, ascoltare con attenzione parole che escono da una bocca e non dal microfono, stare accanto a perfetti sconosciuti, condividere fisicamente sensazioni ed emozioni
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