Sono ormai passati due mesi dall’emanazione delle regole condivise tra le parti sociali per il contrasto alla diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro. Il 14 marzo infatti, sotto la supervisione del Governo, ha preso forma in maniera rapida un regolamento che, pur tra tutte le osservazioni che si possono portare, ha sostanzialmente, ad oggi, raggiunto l’obiettivo per cui è stato scritto, e cioè la limitazione dei contagi negli ambienti di lavoro.
Pensato principalmente per dare la possibilità alle aziende manifatturiere di continuare l’attività, il Protocollo sta funzionando, e non mancano evidenze a dimostrarlo: una per tutte, la statistica nazionale Inail sulla percentuale di denunce di infortunio da Covid-19 che vede le aziende manifatturiere restare a qualche punto percentuale rispetto altre tipologie di attività. Nel Veneto, i primi risultati del “Progetto Pilota” su un campione di 9 aziende ha fornito un numero di 4 positivi su oltre 1500 lavoratori sottoposti a tampone. I numeri ci dicono quindi che le misure di contenimento del Protocollo sono efficaci.
IL NODO DELLE MASCHERINE CHIRURGICHE
Tuttavia, non si può fare a meno di osservare che l’applicazione di alcune misure sta creando qualche criticità. La maggiore risiede nella difficoltà di reperimento di dispositivi di protezione (mascherine chirurgiche o DPI) che siano allo stesso tempo idonei (cioè rispondenti alle normative), di facile portabilità durante tutta la giornata lavorativa e di costo accessibile, anche se per questo ultimo aspetto sono a disposizione incentivi di diversa natura (dai rimborsi di Invitalia al credito d’imposta). Non aiuta nella ricerca dei prodotti una scarsa trasparenza sul mercato, alimentata da documenti e certificati di dubbia origine e valore, ed a tale proposito abbiamo scoperto che noi italiani non siamo più i soli maestri.
LE ALTRE CRITICITA’
Una difficoltà tecnica di non poco conto nell’applicazione delle regole anti contagio si evidenzia nella gestione degli impianti di climatizzazione. Infatti, anche se nel Protocollo condiviso non esistono indicazioni dettagliate, al momento la linea-guida da utilizzare come riferimento (Rapporto dell’ISS n. 05/2020 del 21 aprile) risulta di difficile applicazione soprattutto per gli impianti a ventilazione meccanica controllata e dotati di ricircolo. E’ opportuno a nostro avviso che vengano riviste le linee-guida dell’ISS, se non altro per limitare l’enorme spreco di energia che comporterebbe, in vista della stagione estiva alle porte, l’eliminazione della funzione di ricircolo e l’apertura delle finestre.
Va segnalata anche la criticità gestionale legata alle procedure di rilevazione della temperatura del personale in ingresso allo stabilimento. Essendo un dato riguardante le condizioni di salute, va misurato in maniera accurata (per cui è indispensabile un dispositivo medico sufficientemente preciso) e, se effettuata in via manuale, da parte di personale adeguatamente formato in materia.
Infine, sempre in materia di stato di salute, appare a volte problematica la gestione del cosiddetto “lavoratore fragile”, per il fatto che talvolta si “inceppa” il meccanismo di collaborazione a tre fra medico competente, medico di base e azienda. Se infatti il medico di base certifica la “fragilità” del lavoratore e il medico competente ne accerta lo stato, l’azienda non dovrebbe aver difficoltà ad applicare le misure previste. Diversamente se il medico di base non dovesse certificare particolari fragilità del lavoratore, sarà il medico competente a dover prescrivere misure aggiuntive specifiche, coadiuvando e sostenendo l’azienda in questa particolare gestione dello stato di salute del dipendente, con l’obiettivo di trovare comunque soluzioni che consentano al lavoratore di non essere escluso dall’attività.
UN BILANCIO POSITIVO
In ogni caso, pur tra qualche difficoltà e inceppamento, occorre considerare che le misure del Protocollo condiviso hanno, tutto sommato, fino ad oggi raggiunto lo scopo di limitare i contagi da coronavirus nelle fabbriche. Ed il merito di questo successo, senza ombra di dubbio, va distribuito in maniera equanime agli imprenditori ed ai loro collaboratori, che mai come in questo periodo abbiamo visto uniti e solidali nella difesa dell’azienda e del posto di lavoro.
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*responsabile Hse Niuko Innovation & Knowledge