Nata nel 2002 a Lucca, l’esperienza della Scuola Senza Zaino è oggi diffusa dalla scuola dell’infanzia alla secondaria in 295 istituti scolastici, 24 dei quali in Veneto: a differenza di altri modelli scolastici “alternativi” al modello tradizionale, in questo caso si tratta di una sperimentazione che riguarda per la quasi totalità scuole pubbliche. Ispirata alla pedagogia montessoriana, è fondata sui valori cardine dell’ospitalità, responsabilità e comunità: a fare la differenza non è solo l’assenza dello zaino (sostituito da una piccola cartella artigianale contenente solo il necessario), ma il diverso disegno, studiato fin nei minimi particolari, del layout dell’aula, dell’organizzazione e dei tempi della scuola, per favorire la condivisione, l’autonomia, la cultura del bello. Un modello che verrà raccontato sabato 26 settembre al Festival di Niuko Maps for Future, in occasione dell’evento The turning point: modelli innovativi nella formazione per prepararsi al futuro, che pone al centro della riflessione il legame fra modelli didattici e sviluppo delle soft skill preziose per il mondo del lavoro. A portare la testimonianza della Scuola Senza Zaino (SZ) sarà la coordinatrice nazionale della Rete Daniela Pampaloni.
IL CAMBIAMENTO IN SICUREZZA
«La chiusura totale delle scuole, come del resto anche questa ripartenza così incerta – spiega Pampaloni – sta mettendo a dura prova anche il modello di scuola Senza Zaino, non tanto per il modello in sé che con qualche piccola attenzione può essere mantenuto e sviluppato nella sua interezza, quanto per le paure e le preoccupazioni che accompagnano dirigenti e docenti che avevano scelto di aderire alla nostra rete e che ora si sono sentiti obbligati alla scelta del banco monoposto con le conseguenze didattiche che questo si porta dietro». Per non farsi trovare impreparati, aggiunge la coordinatrice «a maggio 2020 il gruppo fondatore di SZ, ha scritto un documento piuttosto articolato dal titolo “Consigli per la ripartenza verso il futuro” affrontando alcuni temi nodali del modello SZ: l’organizzazione dello spazio aula e l’utilizzo dei materiali in comune. A fine maggio è stato inviato alle scuole proprio perché avessero il tempo per prepararsi alla riapertura senza stravolgere le scuole SZ. Faccio alcuni esempi concreti: il modello SZ ha introdotto nella scuola primaria dei tavoli quadrati 1,30 x1,30 dove stavano in gruppo a lavorare dai 6 agli 8 alunni. Rispettando il distanziamento possono continuare a lavorarci 4 bambini; questo mantiene intatta la filosofia della scelta ma obbliga i docenti a trovare altre postazioni di lavoro nell’aula e nella scuola. Abbiamo introdotto quindi il tema del “paesaggio di apprendimento” che allarga il concetto di aula e coinvolge anche l’ambiente esterno e non solo il giardino. Quindi una opportunità che questa situazione di pandemia ci mette sul piatto per ripensare l’organizzazione delle scuole stesse. Per il materiale in comune abbiamo chiesto alle scuole di sospendere questa pratica perché di difficile gestione dal punto di vista della sicurezza sanitaria; in realtà molte scuole hanno introdotto azioni di cambiamento in sicurezza non stravolgendo il principio della comunità che condivide».
Secondo Pampaloni in questo momento critico di trasformazione la scuola ha perso un’occasione preziosa: «La chiusura della scuola con l’introduzione della didattica digitale a distanza totale e la nuova riapertura potevano essere occasioni per ripensare la struttura tradizionale “frontale” del fare scuola. Dico potevano perché in realtà pochissime scuole hanno rimesso davvero in discussione l’impostazione organizzativa e didattica delle proprie strutture; la stragrande maggioranza ha pensato solo al cambio degli arredi ed ha introdotto procedure restrittive senza la consapevolezza pedagogica che i bambini piccoli (infanzia e primaria) non possono e non devono stare immobili ai banchi per molto tempo e che mantenere norme rigide è e sarà impossibile. Il distanziamento di due metri fra docenti ed alunni è “contro natura” pedagogica e didattica quindi impossibile da mantenere. La scuola sta perdendo una occasione importante per ripensarsi e i motivi del perché sta avvenendo sono davvero tanti…».
LE SOFT SKILL SI ALLENANO IN CLASSE
Pampaloni spiega poi le ragioni per le quali, secondo la sua esperienza, la Scuola Senza Zaino rappresenta un modello che favorisce lo sviluppo di soft skill preziose per il mondo del lavoro, come la creatività o la flessibilità: «Il modello di Scuola Senza Zaino, per una scuola Comunità nasce su delle architravi culturali e valoriali quali l’assunzione di responsabilità, l’autonomia nelle scelte, la partecipazione alle decisioni, la costruzione di una comunità educante dentro e fuori la scuola. Noi crediamo che se adulti e ragazzi insieme condividono valori ed agiscono per realizzarli si può davvero determinare un cambiamento che aiuta la crescita della società e guarda al futuro con fiducia. Lavorare in piccolo gruppo, in coppia, ma anche da soli con la consapevolezza che l’impegno e lo sforzo aiutano ad acquisire competenze importanti, è uno dei punti importanti del nostro lavoro di docenti e dirigenti scolastici SZ, ma dovrebbe riguardare tutte le scuole del pianeta..»
Per conoscere il programma completo del Festival Maps for Future: www.mapsforfuture.it