Avete presente il trucco delle carte dei prestigiatori? Consiste nell’attirare l’attenzione del pubblico da una parte per tenere così nascosta la parte dove il trucco si realizza. Ebbene, sul Covid (che c’è, che è un problema grave, e che nessuno può mettere in dubbio) si è scatenata però una pericolosissima operazione, principalmente politica e mediatica, tesa a catturare l’attenzione degli italiani su un numero, quello dei “contagiati”, che non ha alcuna utilità a dare la misura della gravità di una situazione, ma serve soltanto a produrre uno stato d’animo di paura che permette di ottenere risultati ad uso e consumo di chi li sa meglio utilizzare. L’uso della paura come strumento di consenso, si sa e lo scrive oggi Fabio Bordignon sulle pagine dei quotidiani Gedi, non è una novità di questi tempi. Salvini utilizzò la paura verso gli immigrati per vincere le elezioni, mentre ora i vari De Luca usano le stesse armi per aumentare i loro consensi. E giornali e talk show televisivi non sanno resistere alla tentazione di utilizzarla per incrementare lettori e ascolti.
Poiché i numeri sono numeri, la domanda non è quali sono i veri numeri del Covid, ma come questi numeri vanno letti per comprendere l’effettivo indice di gravità di un problema. Altrimenti, come ha spiegato il Prof. Palù ieri sul Corriere della Sera, se si guarda ai numeri sbagliati, si produce solo una pericolosa isteria collettiva.
Ecco allora i numeri del 21 marzo scorso, uno dei momenti più drammatici dell’emergenza Covid che peraltro colpiva, a differenza di oggi, quasi esclusivamente il nord del Paese. In quella data il numero dei contagi era bassissimo, 6.537 contagi in più del giorno precedente, in terapia intensiva erano ricoverate 2.857 persone ma i morti furono tantissimi, 793. In questi giorni si viaggia invece in Italia su circa 19.000 contagi in più rispetto al giorno precedente (tre volte tanto rispetto a marzo) ma soltanto 1.049 persone in terapia intensiva (meno di 1/3) e poco più di un centinaio di vittime (l’80% in meno).
E, sempre per parlare di numeri, come nella prima ondata, si scopre che queste vittime, purtroppo, sono quasi tutte persone fragili, molto anziane, soprattutto over 80. Per dire: i decessi mercoledì scorso, in Emilia Romagna sono stati 6: 3 uomini a Bologna di 93, 81 e 66 anni, 2 uomini a Parma di 95 e 85 anni e 1 donna a Piacenza di 93 anni. Ma la cosa più sorprendente, stando ad una ricerca effettuata dai sindacati pensionati del Veneto (si veda l’articolo pubblicato dai quotidiani Gedi del Veneto ieri e ripreso in questo numero di Monitor) l’incremento di 2.000 decessi tra gli over 65 avvenuti in regione tra gennaio e giugno, vede solo l’8% di questi causati dal Covid, mentre il 92% è attribuibile alle mancate cure provocate dal lockdown.
Per guardare ai numeri degli altri Paesi europei, invece, altrettanto influenzati dalle rispettive opinioni pubbliche, vediamo che i comportamenti sembrano essere assai più equilibrati di quelli che si prospettano in Italia. Solo oggi, dopo aver raggiunto la soglia di oltre 40.000 contagi e 298 decessi (tre volte quelli italiani) il governo francese ha applicato un lockdown esclusivamente notturno (dalle 21 alle 6 del mattino), peraltro solo su 54 dipartimenti metropolitani che coprono circa 2/3 della popolazione. Misure assai meno restrittive di quelle annunciate oggi in Italia, mentre in Francia, sono state varate tra le proteste di molti sindaci, incluso quello di Marsiglia, che ha contestato queste misure restrittive annunciando che non applicherà le peraltro blande multe di 135 euro in caso di violazione.