Nessuno vorrebbe essere oggi nei panni di Giuseppe Conte. Stretto tra emergenza sanitaria e rischio di catastrofe economica, tra sinistra elitaria, statalista e lockdownista e lavoratori, commercianti e artigiani angosciati dal pagare affitti e bollette, il presidente del consiglio sta cercando di tenere un difficile, se non quasi impossibile, equilibrio tra due blocchi economico, sociali e culturali che tendono a divergere sempre più.
Conte, va detto, sta compiendo miracoli. Ci prova con una ostinazione è una relativa calma che gli fa onore. La scelta di dividere per aree l’Italia, lasciando tre quarti delle regioni praticamente ancora aperte, alcune in una condizione che rende le attività economiche appena in grado di respirare e soffocandone solo alcune, è l’estremo tentativo di salvare il paese dal baratro e dalla guerra civile tra garantiti e non garantiti. Il suo errore più tragico, in queste settimane, è stato quello di cedere l’altra settimana al duo Franceschini – Speranza chiudendo indiscriminatamente alle 18 bar, spettacoli, convegni e ristoranti a livello nazionale. Fosse stato in grado di resistere ancora qualche giorno avrebbe potuto articolare meglio, come ha fatto ieri notte, interventi meno drammatici per diversi settori. Perfino il tirare per le lunghe prima di prendere le decisioni finali, pur creando un clima di incertezza, aiuta a diminuire i danni a carico dei cittadini. E come ha avuto modo di spiegare ieri il prof. Remuzzi, se si riuscisse a gestire le chiusure più per fasce a rischio che per aree geografiche, oltre ad ottenere risultati migliori sul piano sanitario, si potrebbe diminuire ulteriormente gli enormi danni collaterali delle chiusure.
Ce la farà dunque Conte a evitare all’Italia di cadere nel baratro? Difficile. Soldi pubblici, tantomeno europei, non ce ne sono più. Il debito non può essere ulteriormente gonfiato. I risparmi delle categorie colpite sono andati o stanno andando tutti in fumo.
Se il lockdown mascherato di Conte sarà in grado di permettere di far filtrare ossigeno alle attività economiche a sufficienza per sopravvivere sarà un miracolo. Lui ci sta provando. Quello che gli italiani più avveduti possono cercare di fare in questo momento è aiutarlo a coprire il fianco lasciato scoperto da media interessati a drammatizzare solo per lucrare sulla paura, e cercare di far emergere il paese reale: quello ormai travolto da una rabbia sociale montante e dove la povertà sta crescendo ponendo le basi per tragedie umani e personali che la cortina fumogena sparse dai lockdownisti non riesce più ormai a nascondere.