Non solo l’applicazione rigorosa dei protocolli anti-contagio: nella maggior parte delle aziende con cui ci confrontiamo in queste settimane difficili, stiamo osservando un impegno encomiabile (e in genere silenzioso) che spesso va al di là delle disposizioni normative.
La consapevolezza della delicatezza della situazione è diffusa e non in pochi casi le imprese del nostro territorio con il loro senso di responsabilità offrono – nei fatti – un contributo prezioso all’attività di tracciamento in carico alle Ulss, che oggi sono in affanno considerata la forte crescita della curva del contagio.
In molte situazioni, nel caso in cui la persona che è entrata in contatto con un positivo non è sottoposta a obbligo di isolamento, le aziende stesse adottano una linea prudenziale consentendo al lavoratore di restare a casa. Non solo: abbiamo assistito a molti episodi in cui, all’emergere di un caso di positività da parte di un dipendente, per tutelare i lavoratori e frenare per tempo l’insorgere di un eventuale focolaio, l’azienda ha disposto l’attivazione di tamponi a tappeto rivolgendosi a centri diagnostici privati senza attendere la “chiamata” dell’Ulss di riferimento. Ci sono poi aziende – è il caso della Taka di Pianezze (Vicenza), solo per citare un esempio – che hanno fatto la scelta di effettuare tamponi settimanali a dipendenti e fornitori, sostenendo il costo del servizio: l’adesione è volontaria, ma la risposta dei lavoratori è stata pressoché unanime, perché tutti hanno colto il valore di questa scelta, che non rappresenta uno strumento di controllo ma una misura di tutela per l’azienda, per i dipendenti e per le loro famiglie.
Pur con qualche eccezione, nel complesso le aziende che accompagniamo ogni giorno stanno dimostrando quel senso civico e quel senso di responsabilità che oggi appare come uno dei principali argini al Covid-19 e che purtroppo non troviamo in tutti gli ambiti della società. Un segnale importante, un ruolo che va riconosciuto e valorizzato.
*responsabile area HSE Niuko