Altra giornata movimentata sul fronte delle manifestazioni di interesse per azioni di Cattolica: si apprende infatti che gli imprenditori veneti di Plavisgas, reduci dalla lauta plusvalenza generata dall’investimento in Ascopiave, hanno manifestato già lo scorso 14 gennaio a Cattolica l’interesse a rilevare, prima dell’aumento da 200 milioni di euro, il pacchetto di azioni proprie nel portafoglio della compagnia. La notizia fa quindi seguito ad un interesse analogo manifestato ieri da Finint: una partita tra veneti, quindi.
Cattolica, a quanto riferisce l’ANSA, ha risposto l’11 febbraio con una presa d’atto “dell’interesse manifestato” e ha ricordato come l’Ivass abbia chiesto la dismissione delle azioni entro fine anno “senza imporre condizioni o forme di sorta” e come “allo stato” non sia “possibile formulare indicazioni più precise su modalità e tempistiche realizzative”. Tempi e parole dietro le quali gli imprenditori veneti vedono in realtà una mancanza di interesse per la loro proposta, avanzata appunto oltre un mese fa e resa nota oggi forse anche per sottolineare come in Lungadige si manifesti una certa preferenza per altre proposte.
Ricordiamo che Cattolica detiene un pacchetto di azioni proprie del 12,3%, in gran parte raccolte in seguito al recesso dei soci e che l’Ivass ha imposto di dismettere entro l’anno. Plavisgas si è offerta di acquistare tutta o gran parte della quota prima dell’aumento di capitale da 200 milioni di euro, da eseguirsi entro la fine di luglio: una proposta che, si sottolinea in ambienti vicini agli offerenti, avrebbe il vantaggio di alleggerire Cattolica dai rischi della liquidazione dei diritti di opzione collegati (la compagnia non può sottoscrivere il suo aumento) e garantirebbe la copertura della ricapitalizzazione sulla quota ceduta.
Plavisgas è partecipata da un gruppo di imprenditori veneti, tra cui le famiglie Stevanato (Stevanato group), Codognotto (con l’omonimo gruppo di trasporto e logistica), Marchetto (Somec), e l’avvocato Massimo Malvestio; e dispone di circa 40 milioni di mezzi propri, accompagnati dall’impegno dei soci a iniettare nuove risorse, qualora l’operazione fosse andata in porto. Le circa 4 settimane trascorse prima di una risposta e l’assenza di richieste di incontro o di approfondimenti sono state lette da Plavisgas come una mancanza di interesse nei confronti della sua proposta. A muovere gli imprenditori, che non si considerano ostili a Generali, sarebbe un interesse finanziario. Non è dunque escluso che, come avvenuto in passato (nei mesi scorsi Plavisgas ha acquistato due milioni di azioni Cattolica guadagnando con il recesso), la società possa prendere una quota della compagnia, magari partecipando all’aumento, qualora lo ritenesse conveniente.
Intanto l’ipotesi di un investimento importante di Finint in Cattolica, e quindi a fianco di Generali che al momento possiede già circa il 24% del capitale della compagnia, ha oggi dato una forte spinta al titolo del gruppo a Piazza Affari: già nelle prime ore di contrattazioni ha guadagnato oltre il 10% a 4,69 euro sulla Borsa di Milano, per chiudere a +7,45% a 4,58 euro. Secondo indiscrezioni di stampa, il dossier sarebbe sul tavolo di Enrico Marchi, presidente e patron di Finint, da qualche settimana: l’occasione potrebbe essere la futura trasformazione in spa della compagnia. Insomma, attorno alla compagnia veronese si stanno muovendo diversi nomi di spicco, e i prossimi mesi saranno cruciali sotto questo punto di vista.
Cattolica, nel frattempo, ha approvato i risultati preliminari di Tua Assicurazioni: il 2020 si chiude con una raccolta diretta dei premi lordi contabilizzati pari a circa 278 milioni, in linea con i 280 milioni del 2019, ed un risultato tecnico netto comprensivo degli utili attribuiti dalla finanza che si collocherà in un range tra i 18 e i 20 milioni, dai -4 milioni del 2019.