Nessuno libera nessuno, nessuno si libera da solo. Gli uomini (e le donne) si liberano insieme.
La citazione originale è di Paulo Freire, pedagogista e teorico dell’educazione. Le donne sono una licenza poetica che mi sembra il momento di inserire.
Riconoscere il valore del femminile e integrarlo in azienda e nel sistema imprenditoriale, valorizzarlo come contributo al cambiamento epocale che stiamo vivendo è un uno straordinario potenziale disponibile e ancora poco utilizzato. E’ un percorso che parte dalle donne, senza lasciare fuori gli uomini.
Non si tratta solo di una questione di genere, è una questione di leadership, di stile relazionale e manageriale. I leader “maschili” (non solo uomini) sono assertivi, focalizzati, decision maker, orientati agli obiettivi e alla performance. I leader “femminili” (non solo donne) sono più intuitivi, meno visibili, attenti ai punti di vista dell’altro e alla valorizzazione delle persone.
Nella nostra cultura si è definita una polarità molto netta: la leadership “maschile” funziona nel mondo del lavoro (imprenditoriale soprattutto) mentre quella “femminile” è destinata alla sfera privata.
Gli effetti concreti sono una minore presenza delle donne nel mondo del lavoro e nei ruoli dirigenziali, ed una minore presenza di imprenditoria femminile (22%), seppure in forte crescita. Negli ultimi cinque anni il 75% delle nuove imprese italiane sono fondate da donne (Unioncamere 2020).
In un ambiente lavorativo che riconosce poco il valore del femminile sono le donne per prime a nasconderlo. Si adeguano al modello maschile, per attivare dialogo e trovare riconoscimento. Oppure stanno ai margini, coltivano dubbi sul proprio valore o rinunciano alla carriera per preservare uno spazio alla famiglia e agli affetti.
Certo, per le donne c’è una maggiore complessità nella ricerca di un equilibrio tra vita e lavoro: viene da oggettivi carichi di cura (in particolare rispetto ai figli) e dal ruolo sociale, eppure c’è di più.
Attenzione alla cura e alla dimensione umana, che in azienda può diventare valorizzazione di competenze e talento, senso di appartenenza. Attitudine curiosa e intuitiva, disponibilità all’errore insita nel processo creativo, che si traducono anche in flessibilità e problem solving. La visione ampia, che tiene insieme tutti i pezzi e le persone. Sono le principali qualità del femminile, spesso considerate deboli, trascurabili, non adeguate o addirittura sbagliate per l’ambiente lavorativo.
Così il femminile viene soffocato, tanto dagli uomini quanto dalle donne.
Le caratteristiche femminili della nuova leadership
L’idea di leader sta progressivamente evolvendo da un immaginario eroico, fondato sulla figura del “capitano della nave”, ad una nuova prospettiva, che guarda al leader soprattutto come persona capace di costruire architetture sociali, dentro e fuori la propria organizzazione.
Mettere le persone al centro, portare attenzione all’intelligenza emotiva e alla qualità delle relazioni per favorire creatività e collaborazione, costruire una dimensione di senso che attiva la responsabilità individuale e orienta allo scopo comune è sicuramente uno stile di leadership più efficace in un contesto come quello che stiamo vivendo (solo accelerato dal Covid-19), carico di complessità, incertezza e forte interconnessione.
Nell’ultimo anno si è parlato molto di new leadership, anche se in realtà è una tendenza in atto da un po’ e propone un modello definito in molti modi, con sfumature diverse: leadership diffusa, partecipata, trasformazionale, anche leadership dell’innovazione.
L’innovazione infatti non è frutto di un solo momento o dell’intuizione geniale di un’unica mente illuminata. E’ piuttosto il risultato di un atteggiamento personale, aperto agli altri e al cambiamento. Ed è frutto di un contesto sociale inclusivo e collaborativo.
Pur non essendo appannaggio esclusivo delle donne, la leadership dell’innovazione ha caratteristiche tipicamente femminili, che le donne possono maggiormente sostenere nelle organizzazioni, diventando agenti di cambiamento.
La soluzione non è sostituire le donne agli uomini, quanto di integrare il femminile nei contesti d’impresa, valorizzarlo come contributo fondamentale al cambiamento che questo momento sta chiamando a gran voce.
Il primo passo è sostenere una maggiore consapevolezza delle donne rispetto alle proprie qualità. Sono necessari luoghi e occasioni in cui fermarsi e riflettere, confrontarsi, rileggere il percorso fatto, dargli significato e da lì iniziare a costruire futuro. Servono palestre di relazione e di futuro per traghettarci fuori dalla paura e dentro la reciprocità, perché il futuro si fa con le persone ancor prima che con le competenze.
Il secondo è socializzare questa consapevolezza e metterla in azione, rendere disponibili quelle attitudini ad un sistema-impresa in grado di riconoscerle e diffonderle, per farle diventare un pezzo della cultura d’impresa, da applicare all’interno dell’organizzazione e nei rapporti con clienti, fornitori, partner, territorio.
L’approccio cooperativo e creativo rende le imprese, e non solo loro, in grado di accogliere e sostenere l’innovazione, che quando arriva è sempre straniera.
La collaborazione con Risorse in Crescita, società di Niuko sul progetto “Il valore della diversità di genere in azienda per ecosistemi lavorativi “Smart” – è stata stimolante in questo senso. La facilitazione tra donne di imprese diverse ha attivato un percorso di confronto, scambio e consapevolezza sul proprio percorso professionale e sulle qualità femminili, sui bisogni a cui rispondono nell’impresa, anche rispetto agli ambiti e ai processi aziendali in cui possono esprimersi al meglio.
Molte sono le ricerche che raccontano con chiarezza come l’inclusione, e quella di genere in particolare, dia esiti positivi in termini di performance. Una buona inclusione di genere porta ad un aumento del profitto del 10-15% (Organizzazione Internazionale del Lavoro).
Il miglioramento dei risultati e la capacità di innovare non arrivano semplicemente con l’on boarding delle donne. E’ l’integrazione della diversità che apre le porte all’innovazione, il confronto, a volte il conflitto (costruttivo), da cui nascono le scintille del nuovo, la ricerca di equilibri tra posizioni e punti di vista che porta ad una maggiore efficienza. L’innovazione si attiva con la contaminazione, la richiesta di feedback, la sperimentazione, incrociando l’attenzione al risultato e l’attenzione alle persone e con essa alle dimensioni del maschile e del femminile.
L’impresa può essere uno dei motori più potenti di cambiamento culturale e sociale: è il luogo in cui è possibile evidenziare una correlazione diretta tra valori e risultati.
Sabrina Fantini
*facilitatrice in percorsi di co-creazione. Da consulente e coach accompagna lo sviluppo di progetti e relazioni collaborative.