I suoi fiori sono gli ambasciatori della bella stagione. Il suo colore è giallo intenso che vira verso il rosso, la polpa è aranciata e soda, il sapore è dolcemente aromatico e leggermente acidulo. È uno dei frutti prelibati dell’Alto Adige ma anche uno dei gioielli della gastronomia contadina della Val Venosta: l’albicocca. Il frutto importato all’inizio del 900 ha trovato tra le ampie ed erte coste della montagna venostana, ad una altezza compresa tra i 550 e i 1150 metri sul livello del mare, in un ambiente particolarmente favorevole. Cresce nella fascia alta della valle, nei masi sopra Silandro e Lasa dove il clima diventa troppo rigido e il tempo di vegetazione troppo breve per gli alberi di mele.
Il terreno più freddo e la minore insolazione ritardano un po’ lo sviluppo nel periodo prefloreale limitando di conseguenza gli effetti negativi delle gelate tardive. Per un secolo l’albicocca aveva rappresentato il marchio della valle arrivando a coprire circa 200 ettari di colture ben integrata alle colture di cereali. Ora sta attraversando una fase d’oblio che speriamo passeggera, anche se i contadini – complici alcune annate sfortunate con raccolti compromessi dal gelo e dalla grandine – hanno parzialmente abbandonato le albicocche per la più facile mela.
Gradevolissime da fresche, le albicocche della Val Venosta, danno il loro meglio nella trasformazione. Vengono anche distillate ma sono soprattutto impiegate per confezionare delle spettacolari confetture. L’elevato contenuto in acidità e la zona di produzione (altitudine, clima secco) conferiscono al prodotto lavorato quale i distillati e/o le marmellate, un fragrante aroma e un colore chiaro anche dopo la cottura. In piccole quantità si possono ancora acquistare girando tra i masi oppure si può prenotare la quantità desiderata alla cooperativa VI.P Bio di Laces (0473 723324 – [email protected]).