Il 15 luglio 2022 è entrato definitivamente in vigore il Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (d’ora in poi CCII), dopo uno slittamento di quasi due anni dalla data originariamente prevista. Senza entrare troppo nel merito del nuovo decreto, i principi che hanno motivato il CCII riguardano la segnalazione tempestiva della crisi, attraverso strumenti di allerta, in grado di attivare subito l’imprenditore per sanare e superare il momento di difficoltà; la valorizzazione dell’autonomia privata delle parti, prevedendo strumenti stragiudiziali per superare la crisi, prima dell’intervento dell’autorità giudiziaria; infine, la risanabilità dell’impresa, quale principio da preservare grazie a procedure di ristrutturazione che favoriscono la continuità aziendale.
Al di là dei principi e delle misure predisposte con il nuovo CCII, l’aspetto che forse molte aziende non stanno considerando è l’impatto che il testo normativo sta imponendo sulle competenze delle risorse umane presenti in azienda, nello specifico l’imprenditore, il CFO e dipendenti dell’area amministrativa.
Per entrare in dettaglio su questo argomento, il CCII impone alle imprese di dotarsi di un assetto organizzativo, amministrativo e contabile in grado di rilevare tempestivamente i segnali della crisi d’impresa e di attivarsi con gli strumenti previsti dall’ordinamento per il superamento della crisi e il recupero della continuità aziendale.
Tali dichiarazioni di principio devono però essere declinati, grazie a precise competenze manageriali, in strumenti quali ad esempio: il monitoraggio delle performance aziendali, forecast dell’andamento gestionale attraverso precisi KPI, un piano di tesoreria a 6 mesi e finanziario a 12 mesi, il controllo della sostenibilità del debito con opportuni allert.
Gli strumenti appena citati non possono dunque essere realizzati con le comuni competenze disponibili in molte piccole e medie aziende.
Manager a Tempo negli ultimi mesi è stata chiamata da molti imprenditori per supportare questo aggiornamento di competenze con una esplicita richiesta d’intervento di Temporary Manager in grado di trasferire capacità nell’analisi e pianificazione finanziaria, controllo di gestione, budget economico e di cassa e business plan.
Ma come mai sta crescendo l’intervento dei Temporary Manager nei progetti di CCII? L’impatto del CCII sta costringendo le aziende ad adottare due soluzioni per realizzare questo specifico upgrade delle competenze: la prima è ricorrere all’outsourcing con costi molto elevati e per un periodo molto lungo; la seconda è affidarsi ad un Temporary Manager per un’attività di affiancamento on the job in grado di trasferire competenze all’interno dell’organizzazione e di essere nel giro di qualche mese indipendente e autonoma nella gestione degli strumenti messi a disposizione. Quest’ultima soluzione, oltre ad essere anche la più economica, aspetto questo non secondario per le risorse della PMI, è anche la più pragmatica in quanto il percorso di training adottato dal Temporary Manager viene applicato subito sui dati aziendali.
Il CCII è un altro segnale di come stia cambiando il metodo di apprendimento delle competenze in azienda. Il docente o il consulente che si apprestano a incontri d’aula per trasferire competenze è sempre più sostituito da Temporary e Fractional Manager che oltre alla teoria abbiamo effettivamente implementato e realizzato nella loro vita professionale strumenti operativi di monitoraggio, intervento e risanamento della gestione d’impresa.
Ma torniamo alla prima domanda. Perché un imprenditore dovrebbe occuparsi di CCII e quali conseguenze rischia di andare incontro se non lo implementa? La risposta chiara e netta è nell’art. 2476 del codice civile che qui riportiamo: “Gli amministratori sono solidalmente responsabili verso la società dei danni derivanti dall’inosservanza dei doveri ad essi imposti dalla legge e dall’atto costitutivo per l’amministrazione della società”. Ne deriva che l’imprenditore o chi per esso è responsabile anche con il proprio patrimonio personale nel rispondere di inadempienze quali ad esempio il non avere predisposto risorse umane preparate e strumenti capaci di implementare e monitorare la gestione e di attivare azioni per risanare situazioni di crisi aziendale.
L’intervento del Temporary Manager diventa non solo una buona soluzione in termini di tempo realizzativo, autonomia per il futuro e di costo sostenibile per la PMI, ma anche un’ottima garanzia per tutti gli amministratori di società che devono tutelare la propria persona e il proprio patrimonio.
*Marco Zampieri ha fondato Manager a Tempo Srl nel 2018, società specializzata nel Temporary & Fractional Management, dopo 20 anni vissuti come Permanent Manager, di cui la metà come dirigente d’azienda e socio imprenditore rispettivamente nel ruolo di Direttore Generale e Amministratore Delegato. Nel 2007, al termine dell’Executive MBA presso la Fondazione CUOA, si è appassionato di competenze manageriali fondando l’Associazione EMNE (Executive Manager Nord Est) la quale aveva lo scopo di offrire ai manager d’impresa una formazione continua, come avviene per i professionisti di altri settori. Dal 2010 ha iniziato ad approfondire il fenomeno del Temporary Management in Italia oltre che in Europa e negli Stati Uniti.