E’ possibile consolidare e migliorare le competenze trasversali o soft skill attraverso la formazione aziendale? E’ da questa domanda di ricerca che è nato il mio progetto di tesi condotto attraverso un’analisi sperimentale svolto grazie alla collaborazione con Niuko Innovation & Knowledge.
Il campione di ricerca è formato da settanta dipendenti di sei diverse aziende che hanno partecipato ad alcuni corsi di formazione proposti da Niuko nell’ambito dell’“Avviso 2/2022 – Competenze di base e trasversali” di Fondimpresa.
Le tre competenze analizzate in questa ricerca, oggetto dei corsi di formazione presi in esame, sono il team working, il problem solving e lo stress management. Lo strumento utilizzato è stato un questionario, somministrato in tre fasce temporali diverse: ex ante, ex post e un follow up a due mesi. Le domande si raggruppavano in due categorie distinte. La prima concerneva l’autovalutazione in merito al possesso e alla rilevanza della competenza trasversale oggetto del corso; mentre con la seconda ho cercato di indagare quale fosse la metodologia didattica più adeguata per lo sviluppo della competenza in oggetto.
In relazione alla prima categoria sopracitata, ovvero l’autovalutazione relativa al possesso della competenza, tra il questionario ex ante (prima fase) e quello ex post (seconda fase) si è potuto evidenziare come ci sia stato un aumento significativo della variazione percentuale del 10,3% che ci autorizza a rilevare come si sia verificato un incremento dell’autopercezione della competenza, rispetto alla prima fase del percorso formativo.
Un ulteriore apporto allo studio del possibile miglioramento delle competenze trasversali è stato fornito dall’analisi del follow up a due mesi di distanza dal termine del corso di formazione. Infatti, mediante tale indagine, è stato possibile verificare una diretta continuità e stabilità rispetto alle risposte del questionario ex post. Tale risultato si è rivelato stabile e radicato negli individui, anche a seguito di un lasso di tempo di due mesi, dimostrandone così l’assimilazione da parte dei partecipanti.
Nella seconda parte del questionario ho voluto approfondire il tema delle metodologie didattiche adoperate per lo sviluppo delle competenze trasversali. Inizialmente, ho voluto offrire diverse opzioni di metodologie tra le quali scegliere quale fosse la migliore secondo i partecipanti. In seguito, all’interno del questionario ex post e follow up, ho indagato se l’utilizzo dell’approccio formativo da parte del docente abbia inciso sull’apprendimento della competenza, nonché sulle possibili strategie volte ad intensificare lo sviluppo di quest’ultima. Fra i settanta partecipanti all’indagine, una percentuale del 59% ha scelto una metodologia didattica attiva (role play, esercitazioni pratiche o formazione esperienziale).
Nella seconda e terza parte della ricerca (questionario ex post e follow up) è stato chiesto ai partecipanti dei corsi di provvedere a un’attenta e ragionata valutazione circa l’incidenza della metodologia didattica utilizzata nella loro acquisizione di competenze, avente come indicatore una scala da 1 a 4. Il risultato è stato poi calcolato sulla media dei settanta questionari, che ha dato un punteggio di 3,4 nella fase ex post e 3,5 nel follow up. Si noti che per la ricerca in questione sono state utilizzate delle metodologie attive di apprendimento, ovvero quelle che hanno al centro la partecipazione e la consapevolezza dell’individuo nel suo percorso di formazione. Questo metodo si concentra sulla creazione di esperienze significative che aiutino l’adulto a scoprire, analizzare e risolvere autonomamente i problemi. Pertanto, l’attenzione è posta sul processo di apprendimento, piuttosto che sulla semplice trasmissione di informazioni.
Tali risultati manifestano chiaramente la concreta e decisiva influenza della metodologia didattica sull’acquisizione delle competenze trasversali. Un’ulteriore evidenza dell’importanza di queste metodologie è stata proposta dalla concezione dell’apprendimento, fornita da Knud Illeris, che accerta come il maturare cognitivo sia maggiormente tangibile e persistente quando i discenti risultano impegnati nell’individuazione di strategie risolutrici di questioni reali. In tale contesto didattico gli studenti sono spronati a declinare soluzioni a problemi complessi, piuttosto che limitarsi a meccanicistiche memorizzazioni. In sintesi, la metodologia didattica può essere progettata in ragione di un’interazione tra persone, dell’esplorazione autonoma e della concorrenziale risoluzione di problemi, con conseguente efficacia dell’apprendimento e garanzia di nozioni più significative e durature.