È il 1996 quando Bruno Galanti, fondatore e attuale presidente di Mixer, acquisisce uno stabilimento in disuso a Villa Prati di Bagnacavallo, nel ravennate. A poco più di 25 anni di attività, Mixer Spa è diventata un solido punto di riferimento nella produzione di mescole in gomma – ossia il prodotto ottenuto grazie all’unione di più ingredienti che conferiscono caratteristiche e proprietà speciali – poi utilizzate come isolamenti, guaine e riempitivi per cavi elettrici.
Il giro di boa avviene nel 2001, quando l’azienda investe per l’acquisto di nuovi macchinari, seguito qualche anno dopo da quello del 2008, quando Mixer accresce la propria capacità di produzione, dando vita a un’industria 4.0 ante litteram. Infatti, le formulazioni, i macchinari e i software sono stati progettati internamente così da consentire la tracciabilità e il controllo in tempo reale della produzione.
Alla fine di quell’anno e in quello successivo, si assiste alla crisi mondiale del rame: “Al rientro dalla pausa natalizia e fino ad aprile non squillava il telefono e non arrivavano gli ordini, poi ci fu una lenta ripresa – racconta il Ceo dell’azienda, Andrea Galanti –. I magazzini dei distributori a fine 2008 si erano riempiti troppo e ci volle un semestre per avere un nuovo equilibrio con la domanda di mercato. L’azienda aveva appena investito nell’upgrade delle linee e quindi la situazione finanziaria non era florida”. Una crisi che, nelle parole del Ceo, ha mostrato una caratteristica in comune con quella pandemica arrivata 12 anni dopo: la repentinità con cui si è verificata.
All’epoca, continua a spiegare il dottor Galanti, “la differenziazione come Paesi e linee di prodotto non era ancora abbastanza diffusa da compensare la contrazione che stava avvenendo, ossia aggredendo settori meno remunerativi ma comunque operativi. Questi asset erano invece già stati implementati nel 2020 e la crisi conseguente al covid ha quindi come unica assonanza la velocità con cui si è concretizzata. L’azienda non ha subito questo momento ma, anzi, l’ha gestito ottenendo sì una riduzione di volume d’affari, ma delle performance produttive di efficienza e redditività di tutto rispetto. A oggi è uno degli anni della mia gestione che ritengo più soddisfacenti.”
Grazie a continui investimenti in ricerca Mixer è stata in grado di anticipare le necessità del settore e offrire prodotti sempre più competitivi e innovativi, ma anche personalizzati in base alle esigenze dei clienti. È in questo modo che è nata EKOPREN, un’offerta di mescole per cavi impiegati in applicazioni che vanno, tra gli altri settori, dall’eolico all’automotive, passando per offshore e fotovoltaico. Nel 2022, invece, Mixer ha iniziato a realizzare anche mescole basate sulla tecnologia di reticolazione silanica in condizioni ambientali – sotto il brand di prodotto EKOgraft.
Una spinta all’innovazione supportata anche dai risultati finanziari dell’azienda ravennate. Tra il 2019 e il 2021 il fatturato di Mixer è passato da 27,32 mln a 32,32 mln, frenando solo nel 2020, quando sfiorava i 24,8 mln. Dal 2015, quando i ricavi dell’azienda ravennate erano pari a 20,19 mln, il tasso composto di crescita annuale è dell’8,16%. E il 2022 ha portato a un ulteriore incremento, con il fatturato che ha raggiunto i 38 mln.
Un giro di vendite che vede una quota preponderante data dalle esportazioni: “Negli ultimi anni – spiega Andrea Galanti – l’export si è consolidato oltre il 50% con un volume di vendita di oltre 8.000 tonnellate”. Oggi l’azienda esporta in quattro continenti e in oltre 30 Paesi in tutto il mondo. E dal 2020 ha messo piede anche negli Usa grazie alla nuova unità di business Xo Trade in Ohio. “Il nostro obiettivo – prosegue il Ceo – è fornire quanti più settori e Paesi possibili, continuando la nostra attività di incontro con i clienti e realizzando prodotti su misura per i loro impianti e i loro processi. Come? Grazie al lavoro dell’area R&D di Mixer e allo sforzo di tutti i dipartimenti aziendali”.
Un andamento simile a quello del fatturato è stato registrato anche per l’Ebitda, passato dai 3,26 mln del 2019 ai circa 2,6 mln del 2020 e tornato a salire nel 2021, quando si è attestato a 4,17 mln. In termini percentuali si tratta, rispettivamente, di un margine operativo lordo percentuale dell’11,91%, del 10,46% e del 12,9%, con una media nei tre anni dell’11,87%.
Il 2021 ha visto anche un Ebit di 2,75 mln e utili per 2,18 mln, mentre il patrimonio netto superava di poco i 16,61 mln. L’azienda, inoltre, aveva cassa per 2,57 mln grazie a una Posizione finanziaria netta (Pfn) negativa. Il rapporto tra la Pfn e l’Ebitda medio del triennio 2019-2021 è di -0,77. Stando al rating More di Modefinance, agenzia di rating del gruppo Teamsystem, l’impresa ha ricevuto lo score AA, punteggio vicino al massimo grado di solvibilità per una società rappresentato dalla tripla A. E il Roe, l’indice di redditività sul capitale proprio, nel 2021 è stato pari al 13,15%.
Mixer è una tra le aziende presentate all’evento dello scorso 31 marzo a Palazzo Mezzanotte di Borsa Italiana a Milano. In questa occasione è stata resa nota la ricerca sulle 1.000 Imprese Champions realizzata dal Centro Studi ItalyPost e L’Economia del Corriere della Sera. Mixer, nelle vesti del suo Cfo Luca Lunghini, sarà poi presente giovedì 8 giugno alla tappa di Forlì del Meet the Champions, il tour che vedrà protagoniste le migliori imprese di Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Toscana e Marche.