Il 70% dei responsabili risorse umane ritiene che dopo la pandemia ricercare talenti sia diventano più difficile, il 74% delle grandi imprese segnala la difficoltà nel trovare le figure che cerca, mentre nelle motivazioni che spingono i candidati alla scelta di un lavoro viene indicato al primo posto il work-life balance (60%) seguito a pari livello dall’atmosfera di lavoro piacevole e dagli aspetti di lavoro piacevoli. I dati tratti dalle indagini Manpower e Randstad proposti da Daniela Fracasso, team leader & key account manager senior di Human Value srl, durante il laboratorio Niuko Attraction & Retention Hub restituiscono la portata del cambiamento in atto.
Si fa quindi strada sempre più nelle aziende l’employer branding, il marketing applicato alle risorse umane, intenso come l’insieme di strategie che l’azienda adotta, spiega Fracasso «per essere attrattiva e distintiva sul mercato non rispetto ai propri prodotti o servizi ma come datore di lavoro». Azioni efficaci in questo senso sortiscono «l’effetto di migliorare la percezione dell’azienda nel mercato del lavoro, fidelizzare i collaboratori creando potenziali ambassador, attrarre i migliori talenti, incrementare l’efficacia delle politiche di recruiting riducendone i costi». Per una corretta strategia di employer branding è quindi necessario, aggiunge Fracasso «individuare gli obiettivi dell’azienda e il target, per poi definire messaggi individualizzati basati sui punti di forza dell’azienda».
Le strategie comunicative messe in campo devono essere quindi basate su un racconto coerente con la realtà aziendale – raccontare un mondo che non c’è avrebbe un effetto boomerang – sfruttando diversi canali: «Dai canali digital, social e sito, ai siti dedicati al recruiting fino alle azioni nel territorio, in collegamento con gli atenei, le scuole o altre realtà del tessuto in cui si inserisce l’azienda». «L’importante – continua la consulente – è saper guardare al lungo periodo, con un orizzonte chiaro perché le iniziative spot come ad esempio un singolo evento rivolto ai neolaureati o un’azione formativa “isolata”, se non inserite in una strategia, rischiano di produrre un’efficacia molto limitata».