La sostenibilità è competività. Quello che sembrava fino a qualche anno fa un motto di grande impatto, è oggi quasi un’ovvietà, sicuramente un assunto già assorbito da molte delle imprese del nostro Paese. Oggi, di fronte alle sfide globali di sempre maggiore complessità che sono chiamate a fronteggiare, la soluzione passa anche attraverso la transizione green, che diventa un ulteriore fronte su cui il nostro Made in Italy può costruire la sua forza. Sì, perché se è chiaro che le nostre imprese mai potranno spuntarla sul prezzo, né avvantaggiarsi della posizione delle grandi multinazionali che in Italia scarseggiano a dir poco, quello che possono fare e che in parte stanno già facendo è costruirsi una posizione di vantaggio grazie all’avanzamento da un lato sul fronte dell’innovazione, dall’altro su quello della sostenibilità dei prodotti e dei processi.
È questo lo spirito con cui la Parma Green Week – Festival della sostenibilità torna a Parma dal 5 al 7 aprile con un totale di 300 relatori, che animeranno quasi 70 dibattiti sulle più attuali sfide che pone la transizione green. Con una particolare attenzione a come viene declinato il tema, perché se indichiamo ideologicamente, sostenendo a priori – o per strumentalizzazione politica – una via come prediletta per il raggiungimento dell’obiettivo, o se la inseguiamo senza badare ai tempi di reazione dei nostri sistemi produttivi, rischiamo di provocare danni lungo il percorso. Insomma, per dirla con un altro motto, forse meno scontato: la sostenibilità si deve accompagnare allo sviluppo economico, l’una senza l’altro non può avanzare. Pensiamo a quanto già oggi il tema dell’eco stia generando reazioni contrapposte, tanto in Europa quanto nel nostro Paese, polarizzando l’opinione pubblica e generando già un meccanismo per il quale i ceti meno abbienti la considerando un costo in più, mentre il “popolo delle Ztl” ne fa un vanto. Con la conseguenza che poi gli stessi schieramenti politici che rispondono a quella logica di città alla sinistra e contado alla destra facciano proprie queste posizioni.
Al Festival farà dunque da protagonista il pragmatismo, grazie al focus sui temi cari ai principali settori industriali, come ad esempio il mondo del food, che ha al centro la gestione della filiera dell’agroalimentare, dalla coltivazione del terreno fino alla logistica, e poi quest’ultima stessa, alle prese con la scelta fra le più efficaci tecnologie per la decarbonizzazione, o la moda, oggi al centro dell’attenzione per il suo impatto ambientale e sociale, fino ad arrivare all’inquinamento del digitale e ad altri settori più propriamente produttivi. Ed è proprio su questi che si gioca la partita più complessa, sia lato prodotto che lato processo. Spazio allora alle possibili strategie per la decarbonizzazione, a come implementare la circolarità, all’utilizzo di materie prime come il legno, alla transizione energetica e ai modelli di governance più adeguati alla sfida, con uno sguardo anche al ruolo dell’Europa, grazie ad ospiti che arrivano direttamente dal mondo dell’impresa. Fra loro anche Davide Bollati, presidente di Davines Group, Gabriele Buia, presidente dell’Unione parmense degli industriali, Valter Caiumi, presidente di Confindustria Emilia, Luca dal Fabbro, presidente di Iren, Giampaolo Dallara, presidente dell’omonima azienda, Marco Mantellassi, amministratore delegato di Manteco, Pietro Negra, fondatore e presidente di Pinko, Giuseppe Pasini, presidente Feralpi Group, Annalisa Sassi, presidentessa Confindustria Emilia-Romagna, Filippo Zuppichin, ad di Piovan, Fulvia Bacchi, direttrice Unic Concerie italiane e Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio di Tutela del Parmigiano Reggiano.
Ma la novità di quest’anno è l’allargamento ad un pubblico più ampio — e soprattutto più giovane – di un Festival che tratta un tema sicuramente incentrato sulle realtà produttive, ma che abbraccia anche aspetti più vicini ai cittadini-consumatori. Per questo ci saranno anche incontri con protagonisti come l’architetto Mario Cucinella, il neurobiologo Stefano Mancuso, il violoncellista Mario Brunello, l’ideatore della “città dei 15 minuti”, Carlos Moreno, il giornalista Dario Fabbri, il divulgatore Mario Tozzi, il comico Diego Parassole e lo chef Davide Oldani. Tutti, comunque, chiamati a intervenire sul tema della sostenibilità. Con loro non mancheranno esponenti delle istituzioni locali e non, oltre ad esperti come l’executive Director International European Climate Foundation, Monica Araya, il direttore scientifico del Centro Euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici, Giulio Boccaletti, il vincitore dello Stockholm Water Prize 2023 Andrea Rinaldo, e ancora Roberto Battiston, professore di fisica sperimentale all’Università di Trento e l’esperto di acqua Jan Olof Lundqvist.
Senza dimenticare il ruolo che gioca la cultura nella divulgazione dei temi legati alla sostenibilità e della loro urgenza: per questo sarà dato spazio anche al Premio Green Book, che giunto alla sua seconda edizione vedrà la presentazione dei cinque libri finalisti durante il Festival a Parma, per poi arrivare alla premiazione del vincitore sabato 6 aprile grazie ad una folta giuria dei lettori che potrà esprimere le sue preferenze.