La storia di Arblu, azienda pordenonese che ha raddoppiato le proprie dimensioni in sei anni, riflette l’evoluzione del distretto del mobile Livenza. Il libro intreccia il percorso imprenditoriale del fondatore Presotto con la leadership dei figli, offrendo uno sguardo sulle sfide e i successi che hanno affrontato. Ne pubblichiamo un estratto, in vista della presentazione di domani, 17 settembre, in Libreria ItalyPost.
L’evento, condotto da Filiberto Zovico, fondatore Italypost, è a ingresso libero previa prenotazione al seguente link.
L’incontro si inserisce nel ciclo di appuntamenti che porterà grandi autori in Libreria ItalyPost dai primi giorni di settembre fino a dicembre. Un programma quest’anno ancora più ricco degli scorsi anni e rafforzato dalla partnership con Il Mattino di Padova, il quotidiano locale del gruppo Nord Est Multimedia che co-promuovendo gli incontri con ItalyPost offrirà alla città un’occasione di confronto con alcuni dei più rilevanti nomi del panorama culturale e imprenditoriale italiano.
Pier Giorgio Presotto comincia a lasciare spazio ai figli dal 2007, quando Arblu diventa di proprietà della famiglia al 100% e registra l’ingresso di Giuseppe accanto a Diada. Oggi il fondatore di Arblu continua a essere presente in azienda in maniera discreta, senza imporre nulla ma limitandosi a dare qualche consiglio (e lasciando che i figli facciano i loro errori, quando capita). La divisione dei compiti vede Giuseppe a capo della parte operativa nel ruolo di CEO e Diada alla guida di quella burocratica e amministrativa, con Pier Giorgio che ogni tanto interviene a supporto della figlia nella gestione dei rapporti con interlocutori come consulenti e notai.
«Nel corso del tempo nostro papà è diventato una figura istituzionale, un po’ supervisore e un po’ moderatore di umori – spiega Giuseppe Presotto -. La maggior parte delle idee provengono da me e Diada, perché siamo noi ad avere il contatto diretto con i clienti e i fornitori. Il filo conduttore è che noi facciamo la proposta, lui dice sempre sì e poi apre la discussione. Nostro padre è un po’ come un direttore d’orchestra, gli basta dare il via e la macchina si mette in moto per portare avanti il progetto. La sua passione è sempre l’organizzazione dello stabilimento: anche oggi è lui il primo a capire le necessità della produzione, a pensare come modificare la parte produttiva per sviluppare nuovi prodotti».
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La piccola azienda trevigiana di box doccia rilevata da Pier Giorgio Presotto (che acquisisce anche il personale) realizza prodotti per una fascia di mercato medio bassa e conta una ventina di clienti, che nel ‘99 portano Arblu a chiudere l’anno con un fatturato di 1,6 miliardi di lire. Al momento dell’acquisto, la zona coperta dai due agenti corrisponde a Veneto e Friuli Venezia Giulia, quindi Pier Giorgio e Diada decidono di commercializzare i nuovi box doccia Arblu sfruttando la rete di distribuzione già sviluppata negli anni precedenti da Artesi e Ardeco. La sinergia con le altre due società del gruppo è utile anche per capire come sviluppare questo tipo di prodotto, che per Presotto padre e figlia rappresenta una novità assoluta. Nella fase iniziale bisogna capire non solo come avviare la produzione, ma anche come svilupparla, perché l’ingresso dei box doccia sul mercato risale a una trentina di anni prima e la richiesta sta cominciando a crescere.
Dal punto di vista commerciale la situazione è favorevole, nel senso che la distribuzione dei box doccia avviene nei negozi di idrotermosanitaria già ampiamente conosciuti dalla rete agenti di Artesi e Ardeco, che hanno le competenze necessarie per presentare il prodotto e raggiungere una platea di clienti più ampia. Dal punto di vista tecnico, il tasto dolente è che nel Distretto del Mobile Livenza i produttori di box doccia, semplicemente, non esistono. Così come non esiste un vero e proprio distretto italiano del box doccia, che conta diverse aziende operative su scala regionale: le società specializzate in questo tipo di prodotto, come le già citate Novellini e Samo, si trovano soprattutto al confine tra Veneto e Lombardia. E i loro dipendenti, com’è facile immaginare, non sono molto propensi a trasferirsi in Friuli Venezia Giulia per partecipare alla nuova avventura di Pier Giorgio Presotto. La soluzione è tanto semplice quanto inevitabile: imparare in fretta.