Impatti ambientali, pressioni normative e aspettative dei consumatori: sono questi tre degli aspetti che definiscono il contesto globale che rende la sostenibilità una priorità per molte aziende. In Europa, l’Unione sta cercando di guidare questa transizione con il Green Deal che, pur trovando numerosi sostenitori (quantomeno nelle intenzioni), trova anche altrettanti detrattori.
Questo è dovuto al fatto che, nonostante gli indubbi benefici che comporti l’essere sostenibili, per farlo le aziende devono anche affrontare costi rilevanti. Non solo: secondo un’analisi di Lucrezia Reichlin apparsa sul Corriere della Sera a inizio dicembre dello scorso anno, la transizione energetica sarà responsabile della riduzione della produttività nei prossimi dieci anni in Europa (e, quindi, anche in Italia).
Tutto questo ha delle ripercussioni importanti per le nostre imprese. Richiede loro soprattutto una cosa: di riuscire a trasformare i loro modelli produttivi. Una sfida che arriva anche ai direttori operations delle nostre aziende che, per non farsi travolgere, dovranno trovare il modo di bilanciare sostenibilità e produttività (e, quindi, redditività). Processi sostenibili devono essere infatti anche economicamente validi.
Sarà questo il tema del nuovo numero del settimanale OperationsManager, che sarà disponibile sul sito operationsmanager.it a partire dal primo pomeriggio di domani. L’inserto dedicato al mondo dei processi e dei loro architetti nelle fabbriche, edito da ItalyPost in collaborazione con auxiell e AzzurroDigitale, vedrà intervistate quattro imprese (e quattro loro protagonisti) dislocate in varie zone d’Italia: Davines, Körber, PiovanGroup e Steriline.
Ma qual è la ‘roadmap’ che possiamo tracciare dopo averle intervistate? Anzitutto, il primo passo sembra essere quello di una diagnosi dell’impatto ambientale dell’azienda, servendosi di strumenti di monitoraggio e audit tramite i quali identificare le criticità lungo i propri processi porduttivi. Tra questi strumenti, c’è quello Life Cycle Assessment che permette di misurare l’impatto ambientale lungo l’intero ciclo di vita dei prodotti, identificando opportunità di riduzione in piena ottica di miglioramento continuo tanto cara agli operations manager.
Un secondo passo può essere l’adozione di nuove tecnologie, Intelligenza Artificiale e l’Internet of Things in testa, che facilitino il monitoraggio in tempo reale dei flussi produttivi, migliorandone l’efficienza e l’uso delle risorse. Queste soluzioni, combinate con automazione e machine learning, sono in grado di rilevare in modo tempestivo eventuali problemi, tuttavia il loro elevato costo iniziale rappresenta una sfida, soprattutto per le Pmi: per questo può essere utile ideare prima programmi pilota su scala ridotta per testare la fattibilità dei cambiamenti.
Un principio chiave della produzione sostenibile è poi l’utilizzo efficiente delle risorse. Si tratta, detto in altre parole, di produrre lo stesso volume con meno, ottimizzando così materiali ed energia lungo il flusso produttivo. Anche per centrare questo obiettivo può essere utile integrare nuove tecnologie oppure cicli di produzione circolari, dove gli scarti vengono cioè recuperati e riutilizzati (combinando ai benefici per l’ambiente i risparmi nel lungo termine per l’azienda).
A monte, però, è bene ricordare che la sostenibilità coinvolge e, anzi, parte dalla supply chain. Ciò significa utilizzare fonti di approvvigionamenti responsabili, collaborare con fornitori che aderiscono a pratiche Esg e, se il design del prodotto lo consente, di ‘shiftare’ materiali riciclabili, riciclati o ecocompatibili. Inoltre, bisogna concentrare i propri sforzi anche nell’ottimizzazione della logistica: una sfida nella sfida, considerata l’assenza di metriche standardizzate e condivise tra i diversi Stati per valutare la sostenibilità lungo la catena di fornitura.
Infine, non va dimenticato come il successo di progetti di sostenibilità (e, in generale, di tutti i progetti aziendali) dipende da un coinvolgimento del personale in grado di motivarlo e renderlo proattivo. In questo senso, la formazione dei dipendenti è essenziale per migliorare l’efficienza operativa e la gestione delle risorse: un personale formato sarprà comprendere come la sostenibilità aiuti la propria azienda ad adattarsi alle mutevoli condizioni di mercato e rappresenterà un ulteriore fattore di resilienza.
Ed è questo, in definitiva, il vero valore della sostenibilità a livello operativo: le aziende che vi investono, infatti, sono meglio attrezzate per gestire le interruzioni delle catene di fornitura e più resistenti alle fluttuazioni dei prezzi delle materie prime. Sarà con questo approccio proattivo, che promuove l’innovazione dei modelli produttivi e investe in nuove tecnologie che le imprese potranno anche aprirsi a ulteriori flussi di reddito e, al contempo, contribuire positivamente alla sostenibilità intesa in senso più ampio.