Una nazione in forte espansione, ma che viene molto spesso sottovalutata dalle imprese, l’India. Il “paese continente”, lo ha definito Marco Panara, editorialista del gruppo Nem Nord Est Multimedia e direttore del Festival Città Impresa. Un territorio che, con quasi un miliardo e mezzo di abitanti, non ferma la sua crescita. Basti pensare che il prodotto lordo è cresciuto di sette volte in soli vent’anni. Numeri rilevanti, ma spesso ignorati: molto spesso, infatti, l’India non viene percepita come una vera e propria potenza economica. Tuttavia, si tratta di un partner importante per l’Europa, ma anche per l’Italia. L’export di prodotti italiani verso l’India vale circa 15 miliardi l’anno e riguarda macchinari, prodotti chimici, tessuti e alimentari, ma le potenzialità offerte dal mercato indiano potrebbero essere nettamente maggiori. Questo il tema affrontato ieri nel panel “Sarà l’India il nuovo mercato?” del Festival Treviso Città Impresa, nel quale si è voluto indagare se il paese asiatico possa diventare uno dei grandi mercati del futuro per l’impresa italiana.
“Sono ottantatré i paesi che, dal 2000 al 2010, hanno avuto un tasso di crescita nettamente superiore a quello dei paesi sviluppati – ha raccontato Mario Pezzini, special advisor dell’Unesco e per molti anni direttore del Centro per lo Sviluppo Ocse –. Questa è la prova che il benessere si sta spostando e che è importante prendere in considerazione questo fenomeno, prima di ridurci alla totale miopia”. Un tema rilevante soprattutto per l’Occidente che, fatta eccezione per gli Stati Uniti, presentano uno sviluppo economico più lento rispetto all’Oriente e l’India è uno dei paesi con i tassi di crescita più elevati. “Ci sono due principali fattori che contribuiscono questa espansione – ha continuato Pezzini –. In primo luogo, la popolazione è in continuo aumento e la fascia di persone in età lavorativa è molto ampia. Il secondo elemento riguarda, invece, i crescenti rapporti dell’India con il continente Africano, anch’esso in forte sviluppo”.
Uno degli aspetti più sorprendenti della rapida crescita indiana è la diversità di questa crescita rispetto ai modelli tradizionali europei. “Un processo di sviluppo implica il trasferimento della forza lavoro dall’agricoltura all’industria. Questo è avvenuto in Italia e in Francia. In India oggi più del 40% dei lavoratori opera nel settore agricolo e il valore aggiunto della manifattura sta lentamente declinando – ha affermato Mario Pezzini –. Tuttavia, in India vediamo un processo di crescita diverso, con settori di servizi avanzati, come l’informatica, in cui si vedono progressi significativi”. Ma non solo, tra gli ambiti di sviluppo in cui l’India sta cercando di crescere vi sono anche le costruzioni navali, la biotecnologia e l’automotive. Nonostante ciò, le criticità non mancano: “Tra i colli di bottiglia del mercato indiano ci sono le infrastrutture che non semplificano la comunicazione interna al paese, la crescente concorrenza con la Cina e la dipendenza energetica indiana rispetto ad altri paesi, tra cui la Russia. Tuttavia, se l’India riesce ad affermare la propria presenza si possono prevedere tassi di crescita superiori al 6%. L’india può essere un interlocutore importante per le nostre imprese”.
“Le aziende italiane che producono o possiedono attività di investimento nel territorio indiano, attualmente, sono circa 500”, ha raccontato Vincenzo De Luca, ex ambasciatore d’Italia in India. Per quanto riguarda la presenza delle imprese in territorio asiatico, la Cina rappresenta un hub molto più radicato con circa 1700 realtà del nostro Paese che operano sul mercato cinese. Nonostante ciò “l’India ha un potenziale molto più alto sia dal punto di vista demografico, sia per quanto concerne la geopolitica – ha continuato De Luca –. Negli ultimi anni si sono puntati i riflettori su questo territorio per il ruolo che poteva avere nel bilanciare l’influenza cinese in Asia e Africa. Ma non solo, è importante sottolineare che l’India è la più grande democrazia del mondo e l’Italia, nonostante la diversità dei due paesi, può contare su una certa affinità di principi democratici”. L’interesse dell’Europa per l’India è in progressivo aumento, basti pensare che “tre settimane fa l’intera commissione europea ha svolto un vertice con il governo indiano”.
Se il Paese del Gange è caratterizzato da numerose potenzialità, secondo l’ex ambasciatore: “I colli di bottiglia non sono solo logistica e infrastrutture, ma soprattutto il protezionismo che soffoca il mercato indiano. L’oligopolio formato da società come Ambani, Adani Group, Jindal e Tata Group ha limitato l’apertura dell’India ad accordi di libero scambio, con conseguente limitazione degli investimenti diretti esteri”. Dall’altra parte, tuttavia, è presente una forte polarizzazione. Il territorio indiano, infatti è “il primo paese al mondo per unicorni, ossia le startup che raggiungono un miliardo di fatturato in uno o due anni – ha continuato De Luca –. Nel 2024 sono state 114, è la prova che c’è un grande ecosistema di innovazione. Ma non solo, c’è un grande potenziale di risorse umane avanzate e qualificate con oltre 550 mila nuovi ingegneri ogni anno. Le potenzialità sono ancora tutte da sviluppare e sono in India”.
I legami tra Europa e subcontinente indiano sono in crescita, basti pensare all’India Middle East Europe Corridor, il progetto di corridoio parallelo alla Via della Seta che, dal paese asiatico dovrebbe sbarcare a Trieste, con una conseguente espansione delle opportunità di business. È stata proprio l’apertura verso nuovi orizzonti che ha spinto Vit Incoming, azienda del settore turistico, ad aprire un ufficio a Nuova Delhi per favorire l’arrivo di turisti indiani in Europa. “È un paese che presenta dei limiti per noi imprenditori – ha raccontato l’ad Luigi Nappo –. Inizialmente la nostra esperienza è stata negativa, ma con il tempo abbiamo appreso come introdurre il nostro prodotto nel mercato indiano”. Come racconta l’amministratore delegato è fondamentale conoscere la società indiana per avere successo nel territorio: “Abbiamo compreso che i driver per i turisti indiani in Italia sono l’enogastronomia e il lifestyle, diversamente da arte e beni culturali che normalmente attirano gli europei. È stato necessario adattare la nostra comunicazione, ad esempio attraverso l’uso di Whatsapp”.
Grazie al lavoro di adattamento al mercato indiano, oggi Vit Incoming può contare su un gruppo di travel designer che opera direttamente da Nuova Delhi e si può affermare che l’investimento in questo paese sia stato fruttuoso. Il potenziale offerto dall’India, secondo Luigi Nappo, è enorme: “Imparare a lavorare in territorio indiano, significa aprirsi altri mercati come Indonesia e Malesia. In questo momento questo è l’angolo del globo più interessante”.