Il Fuel è tante cose in una e di “benzina” lì ce n’è sempre tanta. Il locale di Padova, che è una finestra invidiabile per godere del Prato della Valle, è soprattutto un laboratorio inesauribile di idee e di sfide, di provocazioni anche. Capace di portare alla ribalta e valorizzare sempre nuovi giovani talenti della cucina. Ora è il turno di Edoardo Caldon, che in poco tempo si è puntualmente ritagliato (come avevano fatto i predecessori) un ruolo di primo piano nella sperimentazione di idee e di piatti nuovi. La sua è una cucina di intuito, capace di trovare la sintesi giusta anche quando gli accostamenti sembrano estremi. Al Fuel c’è un fermento costante, libero da schemi, che si traduce in una filosofia aperta al nuovo, fresca, visionaria. Sul piano estetico (notevole il gusto per la composizione del cuoco) e soprattutto della sostanza.
Ne sono un esempio la tartara di ricciola, cappuccio viola, yogurt e pistacchio. O la seppia con polenta Biancoperla, aglio nero e alloro. Originali i ravioli di caprino, chorizo, calamari e cavolo nero. Come pure il cervello di vitello fritto con gamberi rossi, shiso verde, bergamotto e salsa iodata. Interessante il plin di coniglio, scampi e ricotta affumicata; oltre al rombo, cardoncelli, vaniglia e uova di aringa. Come pure il tartufino al Vermut. Quattro i menu degustazione, dai 60 ai 95 euro. Di spessore è la carta dei vini, un almanacco soprattutto di bollicine d’autore. Dei vini il patron Antonio Greggio è un cultore da sempre e sa raccontarli bene. Servizio curato. Sui 65 euro.