Nella vita è tutta una questione di mani. Lo cantava molti anni fa Giorgio Gaber, quando le dipingeva come metafora dei caratteri umani. Aveva ragione. Quando Ermenegildo “Nino” Baggio viene a salutarvi all’ingresso, sappiate che la sua cucina è proprio come la sua stretta di mano, sa essere delicata pur esprimendo energia. Lui e la moglie Nina Lunardi irradiano questa atmosfera nel locale, una locanda aperta dal 1978 e oggi gestita assieme ai figli Enrico, Guido e Cristina. La loro creatività assicura sempre misura e gusto. Potete assaggiare la crema di fagioli della Val Belluna e la tartara di gamberi rossi come un risotto cacio e pepe, calamaretti spillo e canestrelli chioggiotti per convincervi che la mano del cuoco è sapiente e delicata. Provate il baccalà, l’anguilla del Sile o il germano reale e avrete la stessa sensazione.
Del resto, la delicatezza è una virtù che in cucina è essenziale. Riesce a comunicare meglio di qualsiasi altro ingrediente. Spiegava il grande scrittore Anatole France: “Benché la bellezza derivi dalla geometria, solo attraverso il sentimento è possibile coglierne le forme delicate”. Nino Baggio e il suo gruppo sono capaci di trasmettere queste sensazioni con i loro piatti: il sentimento diventa gusto. Provate anche i “moscardini di Chioggia al vapore, crema di patate di Rotzo, caviale di trota, gocce ai ricci di mare, salicornia, nero di seppia e prezzemolo”. Dolci della tradizione e cantina con 200 etichette. Alla carta 60 euro, stessa cifra per il menu degustazione “Sensazioni” da sei portate.