L'azienda di alta moda di Milano non sarebbe stata in grado di "prevenire e arginare fenomeni di sfruttamento lavorativo", omettendo le ispezioni lungo la propria filiera di appalti. Secondo le indagini del Nucleo Ispettorato del Lavoro, per massimizzare i profitti avrebbe usato "opifici cinesi (otto quelli indagati) che avrebbero fatto ricorso a manovalanza in nero e clandestina”, paghe sotto soglia (6,25 euro l'ora), orari di lavoro non conforme, ambienti di lavoro e dormitori abusivi insalubri, mancanza di sicurezza. Lo scorso maggio, a Trezzano sul Naviglio, un lavoratore in nero è morto schiacciato da un macchinario. La società: “Non siamo indagati, ci siamo messi a disposizione delle autorità”
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