I sospetti sono nati dopo la vendita al suo vicecapo di gabinetto di quote dell'azienda (di cui erano soci la moglie dello stesso e Brunetta) per 60mila euro. Secondo quanto riportato questa mattina da La Repubblica, per i pm la tesi sarebbe sostenuta da "uno strano scambio di denaro con il vicecapo di gabinetto e dei documenti che sarebbero stati modificati per coprire il passaggio dei soldi". Bocciata dal Tribunale l'ipotesi di reato di corruzione. Immediata la smentita dell'ex ministro: "È stata una vendita regolare. Con quei soldi non ho finanziato attività politiche o elettorali"
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