Imprese sempre più responsabili, impegnate in prima linea nella lotta al cambiamento climatico, nell’uso di fonti rinnovabili e per la riduzione delle emissioni di CO2 seguendo le linee guida della Ue. Un percorso virtuoso d’avvicinamento a quella che un domani sarà la manifattura sostenibile e l’economia verde che trova nella “Green week” un appuntamento chiave. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, ha lanciato la sfida del “Green deal” per arrivare nel 2050 a un continente a impatto zero. Una sfida in cui la Commissione investirà mille miliardi nell’arco del prossimo decennio per finanziare la riconversione delle imprese altamente inquinanti nel segno di una nuova strategia di crescita dell’Europa con l’economia circolare. «L’Europa inquina con solo il 9% di CO2 – ricorda Massimo Gaudina, capo della Rappresentanza regionale della Commissione -. Con il Green deal, il patto europeo per il clima, significa ridurre le emissioni, investire in tecnologie verdi, ripensare i modelli energetici, industriali e dei trasporti. Significa anche protezione dell’ambiente, delle risorse naturali e della biodiversità».
È il via a nuovi modelli di manifattura come quelli che si scopriranno nel corso dell’iniziativa «Green week», presentata lo scorso 7 febbraio a Milano, che si sviluppa in due momenti: nei primi giorni, dal 25 al 27 febbraio, si svolgerà il tour nelle «Fabbriche della sostenibilità», oltre venti realtà presenti in Italia sparse tra Toscana e Friuli, Lombardia, Veneto e Trentino che rappresentano la punta di diamante dello sviluppo ecosostenibile del Paese. Il Festival della Green economy invece si svolgerà a Rovereto/Trento dal 28 febbraio al 1° marzo con un ricco calendario di interventi: circa 300 relatori che nell’arco di una sessantina di eventi affronteranno i molteplici nodi dell’economia green e sostenibile. Il progetto ha il supporto, tra gli altri, di ItalyPost, Fondazione Symbola, Università e Comune di Trento, Comune di Rovereto, il Museo delle scienze, delle fondazioni Bruno Kessler ed Edmund Mach in collaborazione con la Commissione europea e il sostegno di Lago come main partner.
«Nel Nord Italia sono circa 215mila le aziende che hanno investito sull’ambiente e rispetto alla media del settore di appartenenza sono quelle che innovano di più ed esportano di più – sottolinea Ermete Realacci, presidente Fondazione Symbola -. La green economy italiana è la frontiera più avanzata per cogliere queste opportunità, in grado di affrontare le sfide del futuro».
Sfide e opportunità fatte proprie da aziende che, viene da pensare, sembrano lontane da ambiente e sostenibilità. «Produciamo acciaio in modo sostenibile, migliorando costantemente gli aspetti ambientali e sociali – premette Federica Maion, communication manager Acciaierie Bertoli Safau (Gruppo Danieli) -. L’innovazione ci permette di essere all’avanguardia, più competitivi in uno scenario di mercato altamente dinamico e variabile». Con una certezza: il miglioramento costante delle prestazioni ambientali dei processi e dei prodotti mantenendo un focus importante sugli aspetti sociali. Intorno al perimetro dell’acciaieria a Pozzuolo del Friuli, nei dintorni di Udine, su una superficie di 13 ettari, sono state piantati 10mila alberi ad alto fusto mentre delle colline artificiali abbattono l’impatto acustico dell’impianto. Una via green per migliorare le prestazioni ambientali di processi e prodotti.
Un modello perseguito da tempo dalle imprese della concia. «Da 50 anni ci occupiamo di sostenibilità» premette Fulvia Bacchi, direttore generale Unic Concerie Italiane. Un comparto con circa 1.200 Pmi e quasi 18mila addetti che realizzano quasi i due terzi della produzione europea e il 22% di quella mondiale. «Le nostre Pmi hanno saputo imporsi con l’innovazione continua nelle tecniche di produzione e l’attenzione alla salvaguardia ambientale, la responsabilità sociale e la tracciabilità della materie prime – continua Fulvia Bacchi – consolidando i primati nel campo dell’economia circolare». Sono inoltre stati ridotti i consumi energetici e di prodotti chimici mentre gli scarti conciari vengono impiegati come fertilizzanti per il terreno oppure utilizzati nell’edilizia.
In questo scenario il ruolo della finanza è di agevolare la diffusione dei modelli virtuosi. «Supportiamo i clienti nella transizione verso un modello di economia a basso contenuto di carbonio, sia fornendo consulenza specializzata anche grazie al nuovo Sustainable finance advisory team – spiega Giuseppe Zammarchi, alla guida del Group sustainability di UniCredit – sia aumentando i finanziamenti al settore delle energie rinnovabili (+25% entro il 2023 arrivando a 9 miliardi di euro ndr) e i prestiti alla clientela per l’efficienza energetica alle Pmi, con un +34% entro il 2023 in Europa occidentale e agli individui (+25%)».
*Sole 24 Ore, 8 febbraio 2020