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Primo di sei figli, designato dal padre alla presidenza del gruppo fondato dal nonno, di cui porta il nome: un impero del settore petrolifero, sorto da una raffineria di Genova, convertito di recente in primario produttore di energia da fonti rinnovabili. Lui è Edoardo Garrone, classe 1961, presidente del gruppo Erg – acronimo di Edoardo Raffinerie Garrone – quotato alla Borsa di Milano, oggi primo produttore in Italia di energia eolica, tra i primi in Europa, oltre che attivo nella produzione di energia elettrica da fonte idrica, solare e termoelettrica. Ha voglia di raccontare la storia e il futuro della dinastia di famiglia, originaria di Grondona, in provincia di Alessandria. E spiega, con un sorriso, come arrivò l’investitura alla presidenza del gruppo.
“Eravamo a Grondona, alla vigilia di Natale del 2002, tutta la famiglia riunita come tradizione vuole. Quella sera mio padre convocò me e i miei fratelli in una stanza, disse che aveva preso una decisione, lasciare la guida della Erg, definendo con precisione i ruoli: ‘Edoardo farai il presidente e tu, Alessandro, l’amministratore delegato’, disse. E quando Alessandro replicò che forse era troppo presto per farci guidare un gruppo di quelle dimensioni e che il mercato non avrebbe compreso subito, con fermezza mio padre spiegò: ‘ho fatto fare uno studio da una società internazionale, il mercato accoglierà questa decisione. A prescindere dalle mode che vedono manager esterni guidare le aziende famigliari quotate, voi siete in grado di prendere le redini della Erg ed io sono tranquillo. Resterò in Consiglio, ma voi sarete il futuro. Buon Natale”.
Aveva ragione Riccardo Garrone, scomparso cinque anni fa, perché quando venne data la comunicazione ufficiale, nell’aprile 2003, il titolo Erg in Borsa non subì scossoni. La governance era chiara e gli obiettivi definiti. Edoardo ed Alessandro erano giovani, ma cresciuti al fianco del padre ogni giorno impegnato in azienda. Tuttavia, prosegue Edoardo Garrone “nonostante a 65 anni mio padre avesse deciso di passare il testimone, la sua anima ed il suo cuore faticavano ad abbandonare la nave”.
Fu così fino alla nascita della Fondazione Edoardo Garrone, “io stesso suggerii di trovare uno strumento per continuare il nostro impegno sociale e culturale, ma all’interno di un contenitore apposito. Nacque la Fondazione e mio padre ne prese la guida, dedicandovisi con passione. Così avvenne il definitivo passaggio di testimone”.
Gli anni 2000 sono stati molto impegnativi. Erg, che aveva già iniziato a produrre energia elettrica, cercava ancora alleanze strategiche per rafforzare la propria posizione nel settore oil. “Andammo molto vicino a stringere l’alleanza con Tamoil, trattando con Gheddafi, e poi con Q8, ma senza concludere. Fino all’estate in cui io venni avvicinato da un simpatico tipo in costume da bagno che diceva di essere il referente del ceo di Lukoil – la più grande compagnia petrolifera russa – la quale era interessata a Erg. Non gli diedi molto peso, ma dopo un mese mi arrivò una telefonata dalla Russia e fissammo un incontro, in Corsica. Fu Vagit Jusufovič Alekperov in persona, il ceo di Lukoil, ad accoglierci all’appuntamento.
Il resto è storia: l’accordo andò a buon fine. Consentì ad Erg di incassare, dalla cessione della Raffineria Isab al colosso russo, una cifra a nove zeri, che Edoardo ed Alessandro, d’accordo con i soci, decisero di investire in Italia. “Non abbiamo mai pensato di ritirarci dal mondo industriale. Abbiamo rifocalizzato il business, ripensato il modo di fare energia, dalla natura, avendo sempre un obiettivo chiaro da perseguire: la creazione di valore per tutti gli stakeholder, senza dimenticare i nostri collaboratori”. I risultati sono arrivati e Edoardo Garrone, da luglio alla presidenza de Il Sole 24 Ore, li racconta così: “Abbiamo chiuso il 2017 con un margine operativo lordo di 472 milioni di euro, un risultato netto di gruppo di 142 milioni di euro, abbiamo circa 700 dipendenti e, all’indomani della presentazione del Piano Industriale 2018-2022, il prezzo dell’azione è cresciuto di circa il 12%. Puntando sulle energie rinnovabili abbiamo anticipato i tempi e permesso ad Erg di diventare protagonista di un percorso che rispetta l’ambiente e si fa carico di lasciare un mondo migliore alle generazioni future. In formazione investiamo ogni anno più del doppio della media nazionale e per lo sviluppo abbiamo creato una funzione specifica, Business and Development, focalizzata su progetti di crescita nelle rinnovabili, condivisi dal management dell’azienda, quasi quotidianamente, con mio fratello Alessandro, oggi vice presidente esecutivo, dopo aver lasciato nel 2012 l’incarico di ceo a Luca Bettonte”.
“Erg”, rivendica il presidente del gruppo, “è una realtà industriale che gestisce direttamente i propri impianti eolici, idroelettrici, termoelettrici e, da quest’anno anche solari ed è presente in sette Paesi europei tra cui Germania, Francia e Regno Unito”. Vento, acqua, sole e gas naturale. Ma quale di queste tecnologie avrà maggiore successo in futuro? “L’idroelettrico è straordinario: penso alla nostra centrale di Terni, alla sua storia e alle prime opere idrauliche che risalgono all’epoca romana, ma il progresso tecnologico riguarderà soprattutto eolico e fotovoltaico, fondamentali per raggiungere gli obiettivi europei di produzione di energia da fonti rinnovabili. Anche il gas naturale, però, resta una fonte importante in questa fase di transizione energetica”. Il piano di Erg parla chiaro.
*Forbes Italia, 22 ottobre 2018