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Finanza sostenibile, quale contributo all’economia reale? Risponde Francesco Bicciato, segretario generale del Forum per la Finanza Sostenibile.
La finanza sostenibile è comparto mainstream legato essenzialmente all’economia reale, perché dispiega i suoi effetti del lungo periodo ed è molto agganciata a tutti i modelli produttivi attenti allo sviluppo sostenibile piuttosto che all’investimento speculativo di lungo termine. Quindi possiamo dire: lungo periodo, attenzione agli impatti ambientali, sociali e di buona governance, e integrazione di questi criteri all’interno delle analisi economico-finanziarie tradizionali.
A che punto siamo in Italia rispetto al resto d’Europa?
L’Italia sta vivendo una piccola grande rivoluzione. Secondo i dati Eurosif e di altre fonti statistiche significative, il mercato Sri italiano è passato in due anni dal 5% come peso sul mercato europeo al 9-10%. E’ significativo il fatto che, dopo Inghilterra e Francia, arrivi in Italia un mercato giovane che in questo momento ha performance anche superiori a quelle tedesche. Siamo in una situazione di contro-tendenza. Nonostante ci sia in questo momento una crisi di contesto di alcune variabili macroeconomiche nel nostro Paese, il comparto della finanza sostenibile veleggia in maniera molto sana. Alcune strategie sono particolarmente in crescita come l’engagement, le esclusioni – che contano quasi 1400 miliardi – e l’impact investing. Il mercato italiano si assesta, infatti, sui 1600-1700 miliardi di asset under management con i criteri esg.
Cosa si può fare ancora?
Occorre lavorare molto sull’educazione finanziaria. L’Unione Europea sta dando alcune indicazioni importanti sull’applicazione dei criteri di trasparenza e di disclosure. Di conseguenza, è necessario che tutti gli attori – consulenti finanziari, banche, asset manager, fondi pensione, compagnie di assicurazione e fondazioni bancarie – siano alleati per fare in modo che il risparmiatore retail o istituzionale sia consapevole del fatto che esiste un nuovo modo di fare finanza. Questo è infatti il modo che assolutamente in questo momento dobbiamo percorrere, una strada da cui non torneremo più indietro, che è quella tracciata dagli SDGs delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile.
*Riportiamo l’articolo pubblicato da We Wealth il 26 aprile 2019