L’attuale panorama geopolitico globale si muove su un terreno instabile, con dinamiche che spingono le imprese italiane ed europee a ridefinire le proprie strategie operative. Le tensioni commerciali tra Unione Europea, Stati Uniti e Cina rappresentano solo una parte di un quadro più ampio, in cui la protezione dei mercati interni e l’introduzione di nuovi dazi complicano la gestione delle catene di approvvigionamento. E il possibile ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, con le sue promesse di ulteriori barriere tariffarie, accentua l’urgenza di ridisegnare processi produttivi e strategie di mercato.
Sarà questo il tema del nuovo numero del settimanale OperationsManager, che sarà disponibile sul sito operationsmanager.it a partire dal primo pomeriggio di domani. L’inserto dedicato al mondo dei processi e dei loro architetti nelle fabbriche, edito da ItalyPost in collaborazione con auxiell e AzzurroDigitale, vedrà intervistati quattro aziende di peso (e quattro loro protagonisti) del panorama italiano: Bellini Lubrificanti, Faresin Industries, Persico Group e Seco.
Nel contesto che queste imprese hanno delineato, la diversificazione della base fornitori diventa una priorità. La ricerca di partner in Paesi meno esposti alle tensioni globali – come Vietnam, India e Indonesia – rappresenta una risposta concreta, così come l’avvicinamento della produzione ai mercati finali. Tuttavia, l’implementazione di queste strategie comporta costi iniziali elevati, in termini di ricerca, logistica e investimenti tecnologici.
Un altro approccio emergente è l’internalizzazione di processi produttivi critici. Questo richiede risorse significative per macchinari, innovazione e formazione, ma offre maggiore controllo su tempi di produzione e scorte. Parallelamente, la digitalizzazione sta rivoluzionando i flussi operativi: l’adozione di tecnologie avanzate migliora l’efficienza, riduce i tempi di inattività e consente alle aziende di reagire rapidamente agli imprevisti. Sul fronte logistico, molte imprese stanno aumentando le scorte strategiche e diversificando le rotte di trasporto. Gli eventi nel Mar Rosso hanno infatti sottolineato l’importanza di alternative affidabili per evitare interruzioni.
Per l’Italia, che ha negli Stati Uniti il secondo mercato di sbocco con un fatturato di oltre 69 miliardi nel 2023, l’introduzione di nuovi dazi rappresenterebbe un rischio significativo. Per mitigare tali rischi, molte aziende stanno rafforzando i team di compliance e investendo in stabilimenti produttivi o joint venture. Questi approcci non solo garantiscono un accesso competitivo ai mercati locali, ma aiutano a ridurre i costi legati ai dazi, rafforzando al contempo le relazioni con partner e istituzioni locali.
In questo scenario, l’Unione Europea cerca un equilibrio tra le due superpotenze, con l’obiettivo di preservare la propria autonomia economica e strategica. Tuttavia, come sottolineato recentemente da Enrico Letta al Festival Città Impresa di Bergamo, il rischio di un’Europa frammentata resta alto. Per le imprese italiane ed europee, la sfida sarà costruire catene di fornitura e di produzione flessibili e resilienti, in grado di affrontare non solo le difficoltà odierne, ma anche quelle future.