Questo incipit rovesciato che partendo dai mezzi – automobile fordista, la corriera posfordista – rimanda ad un mio ultimo scritto che titola Oltre le mura dell’impresa. Se si vuol continuare a cercare per continuare a capire (non è forse questo l’essenza del fare sindacato?) occorre guardare anche alle economie fondamentali. Che sono quelle che rimandano ai tempi lenti della civilizzazione o per dirla colta «alla riproduzione della capacità umana vivente»: l’abitare, lo spostarsi, il comunicare, la salute, il lavorare… in quella eterna dialettica del quotidiano tra Kultur e Civilitation. E che cos’è se non un contenitore di vite minuscole collettive “il mostro d’acciaio” che con linguaggio da civilizzazione chiamiamo confidenzialmente La corriera. Con quella confidenza paesana antica prima della metamorfosi in bus o in filobus cittadino. Sapevamo che lì si ritrovavano tracce di comunità in movimento con i loro sussurri e le loro grida quotidiane; quella che Franca chiama «l’umanità che sciama».
Appunti presi viaggio dopo viaggio: dai viaggi tristi per andare per ospedali a quelli resi allegri da personaggi che raccontano o si raccontano, perché la corriera fa andare oltre la comunicazione di transito. È nella sua pesca a strascico dei non automuniti un caleidoscopio della composizione sociale in divenire. Invitandoci a capire che gli immigrati prima di realizzare il sogno di una macchina viaggiano in corriera, e che la corriera nel suo andare e fare sosta nei piccoli comuni per andare in città, è per molti anziani e non solo, il solo mezzo che tiene assieme il racconto della coscienza di luogo. I raccontini di questo libro sono l’ordito che fanno l’affresco del territorio, dalla mitica Valdagno alla Vicenza magistralmente raccontata da Vitaliano Trevisan. Un libro da leggere anche come manuale per chi vuol continuare a cercare per continuare a capire. Io l’ho letto come un monito. Se vuoi continuare a capire il Nord Est, caro Aldo, meno Frecciarossa e un po’ più di tanta corriera o anche sali sui FlixBus e ascolta i sussurri dei tanti che ci arrivano e ripartono in colorati bus low-cost.