Pare che Goethe l’avesse immortalato in un suo disegno già nel 1786. Caduto nell’oblio è sopravvissuto grazie all’intenso lavoro da parte di cuochi vicentini guidati da Severino Trentin (sempre presente nella nostra memoria) che ha saputo stimolare gli ultimi coltivatori a quel tempo rimasti e a convincerne altri.
Il broccolo fiolaro di Creazzo rappresenta l’esempio più eclatante di prodotto della tradizione vicentina diventato De.Co. I cuochi di tutto il vicentino hanno fatto il resto realizzando sempre nuovi interessanti piatti con il fiolaro che si chiama così per la presenza di germogli (fioi in dialetto) che sono inseriti lungo il fusto della pianta.
E proprio al Broccolo Fiolaro di Creazzo, che con i primi freddi invernali arriva nelle tavole del Vicentino, che i ristoratori berici dedicano i menù invernali. Dagli “gnocchi alla parigina con broccoli gratinati e salsa mornay” alle “crespelle con broccolo saltato con pancetta, ricotta e formaggio grana”; dalla “vellutata di broccolo con tartufo dei Monti Lessini” al “trancio di scorfano con molluschi, crema di broccolo e purea di cannellini e patate”. Piatti che hanno fatto storia perché, alla bontà di questo ortaggio, i cuochi hanno creato il valore aggiunto inventando sempre nuove ricette, curiose e buone.
Buono sempre, anche quando la stagione è particolarmente calda come quest’anno, basta assaggiare il risotto ultima creazione di Enzo Penacio. La fama del broccolo di Creazzo ha superato da tempo i confini provinciali per approdare nelle più esclusive tavole italiane. Merito dei vicentini doc famosi nel mondo a partire da Carlo Cracco e dei suoi templi golosi in quel di Milano.