Le famiglie valligiane producevano storicamente lo sciroppo di sambuco. Alcune bottiglie fermentavano e la bevanda frizzante veniva così consumata come ottimo dissetante e depurativo primaverile. Va bevuta fresca, capovolgendo alcune volte la bottiglia prima di aprire (per mandare in sospensione i microrganismi sul fondo che conferiscono un sapore migliore) Alla mescita si presenterà leggermente frizzante, torbida in modo evidente con profumo che ricorda molto bene il sambuco e leggero sentore di lievito. Al palato si sente il sambuco, lo zucchero residuo bilanciato dall’acidità, molto dissetante, ha un effetto pulente del palato.
La Sambira (il nome ricorda l’ingrediente caratterizzante e la fermentazione) si presenta come una bevanda analcolica, frizzante naturale (a causa della fermentazione lattica che trasforma gli zuccheri prevalentemente in acido lattico + anidride carbonica), torbida perché non filtrata e per la presenza dei microrganismi lattici e loro metaboliti che sono depositati sul fondo. Gli ingredienti sono estratto acquoso di fiori freschi di sambuco, zucchero di canna integrale, limoni freschi, una piccola quantità di acido citrico (per rendere omogenea la fermentazione). La fermentazione lattica in bottiglia ha la durata di alcuni giorni. La SamBira è un altro prezioso regalo della tradizione della Val di Gresta e Ivo Gelmini ha il grande merito di aver pazientemente interrogato le nonne, custodi delle antiche ricette, prima che l’avvento delle bevande industriali stendesse completamente il manto dell’oblio su una storia antica.
[email protected] – 0464.356953