A Carpi l’ultimo incontro del tour delle 1000 best performer performer delle sei provincie più industrializzate: questa volta ci si è incontrati per premiare i migliori imprenditori della provincia di Modena, un territorio rappresentativo del cosiddetto “modello Emilia”, che incorpora il vitalismo di una imprenditoria diffusa. Nuove sono le sfide che questa provincia si sta trovando ad affrontare, e non si parlerà della cultura d’impresa o della crescita dimensionale.
Il nuovo “ostacolo” che Modena dovrà superare è la transizione energetica, e come i principali tre settori – automotive, tessile e ceramica – stanno rispondendo. Perciò sono state invitate a parlare al Teatro Comunale le aziende più performanti della provincia con un fatturato superiore ai 4 milioni e un ebitda di oltre l’1,50%. Sono state selezionate solo imprese sane, con un rating tra l’equilibrato e l’ottimo. La ricerca è stata stilata dal Centro Studi ItalyPost sulla base dei dati forniti da Aida Bureau Van Djick: poi il giornale EmiliaPost ha censito le imprese e deciso di premiarle.
La vicesindaca di Carpi, Stefania Gasparini, ha dato il via all’evento. “Carpi è un paese di piccole e medie imprese, e perciò siamo orgogliosi che proprio qui si celebri il saper fare impresa”. A lei sono seguiti sul palco Giuseppe Caldiera, direttore generale CUOA Business School, Stefano Bossi, amministratore delegato di VEM sistemi, Riccardo Pavanato, amministratore delegato di auxiell e il presidente del Vis Hydraulics Adamo Venturelli.
I migliori imprenditori del territorio si sono incontrati per parlare di come affrontare e vincere l’ennesima sfida. Sappiamo infatti che il costo dell’energia continuerà a salire, ed entreranno in vigore nuove normative europee sulla sostenibilità da rispettare. Tutto questo, insieme alla crisi da Covid e la ripresa economica, sta mettendo a dura prova le aziende modenesi, ma non tutte si stanno lasciando scoraggiare.
“Investire nella transizione digitale vuol dire investire in competitività e resilienza” spiega Stefano Bossi, ma questa rivoluzione permanente non è priva di punti ciechi. Infatti, è proprio durante la pandemia, periodo in cui si è compresa l’importanza nel fare un passo avanti verso la digitalizzazione, che è aumentato il digital gap tra grandi e piccole aziende. È sempre più difficile per le Pmi stare al passo, “c’è la coscienza e la volontà ma alla base c’è un problema di finanza. Il Pnrr ha messo a disposizione oltre 6 milioni per la digitalizzazione, ed è l’unica speranza per colmare questa distanza”.
Anche Vis Hydraulics ha sofferto la crisi dell’anno di “follia ed euforia”, come definisce il presidente Venturelli il 2020, anzi: paradossalmente ne ha risentito di più nel 2021: la domanda del mercato, proprio come è successo a Vem sistemi, sta vivendo un dinamismo importante. Con tutte le conseguenze che un’impennata di queste dimensioni comporta. Ma questo non ha impedito di chiudere (previsioni al 31 dicembre 2021) con un più 50%. Come? Puntando sul fattore umano: “Per noi è fondamentale valorizzare questo aspetto”. E certo, la forte presenza sul mercato cinese ha aiutato, molto: “Fondamentale sarà instaurare una sede produttiva in Cina“.
La forza della manifattura italiana è stato l’ultimo grande tema della giornata, snocciolato grazie ad un’intervista a Franco Mosconi docente di economia industriale all’Università di Parma, Marco Perocchi, responsabile della Direzione Banca d’Impresa di Crédit Agricole Italia e Fabio Tarozzi, vicepresidente nazionale Federmeccanica e amministratore delegato di SITI B&T Group. Indagando il modello “emiliano” di filiera diffusa, sono state messe sul tavolo le problematiche relative a due dei principali settori modenesi: la ceramica, da sempre comparto energivoro e l’automotive, ancora legato all’energia di tipo fossile. Come verrà affrontata la transizione ecologica? E quali possono essere i limiti?
“L’asticella posta dall’Unione Europea è forse troppo alta, alle piccole imprese della ceramica viene posta di fronte un’enorme montagna da scalare” spiega Tarozzi. “Stiamo cercando delle soluzioni al metano, la più vicina sembra l’idrogeno, ma ci vorranno tempo ed investimenti importanti”. E alla domanda se Modena rischia di andare in crisi con la transizione ecologica? Tarozzi risponde: “Siamo abituati a fare dell’instabilità la nostra stabilità. È un obiettivo molto sfidante, ma non è l’unico problema”.
Infatti, la manifattura italiana ha affrontato tante difficoltà, e ci sono dei temi globali e ineluttabili da affrontare insieme. Cosa può fare una banca? “La banca – spiega Perocchi – ha il compito di saper ascoltare e accompagnare questi processi di transizione, sviluppando un approccio di filiera, legando anche con i capi filiera”.
“Siamo di fronte a un tornante della storia economica”. Dal Green Deal alla Duplice transizione con Franco Mosconi infine sono stati analizzati i vari passi verso la transizione energetica. “La rivoluzione digitale va, ma quella ambientale ha bisogno di essere accompagnata”.