Lo studio realizzato da ItalyPost per il quotidiano VeneziePost analizza i bilanci delle imprese di Treviso con fatturato superiore ai 5 milioni di euro. Nello specifico viene considerato il fatturato consolidato per gli anni 2017-2019, mentre per l’anno 2020 sono riportati i dati di bilancio acquisiti dalle banche dati entro ottobre del 2021. Laddove non fosse stato possibile riportare il risultato per tutti gli esercizi consolidati viene riportato il bilancio d’esercizio. Nella selezione oltre al giro d’affari è stato utilizzato come criterio di selezione il rating: tra equilibrato e ottimo (da A-AA-AAA fino a BBB). Infine, un altro criterio di selezione: il risultato d’esercizio per il 2019 doveva essere positivo mentre l’ebitda medio tra il 2017 e il 2019 maggiore o uguale al 3,27% Dalla ricerca sono state escluse le società con partecipazione pubblica e le società controllate (in quanto incluse nella controllante).
Per quanto riguarda la provincia di Treviso, il comparto aggregato che sviluppa il maggiore fatturato per il 2019 è quello dell’elettrico ed elettronico: sono entrate nella classifica 41 imprese con un fatturato aggregato di 5,28 miliardi. Al secondo posto la meccanica e soprattutto la produzione in metallo con 221 imprese e un giro d’affari di 4,75 miliardi. Terza posizione per l’alimentari e bevande con all’attivo 91 imprese con un fatturato di 3,81 miliardi.
Segue nella classifica il commercio all’ingrosso con 196 imprese e un giro d’affari di 2,42 miliardi. Il tessile e sistema moda occupa la quinta posizione con 66 imprese e un fatturato aggregato di 1,89 miliardi; infine, chiude la lista dei principali settori di Treviso il comparto dei servizi alle imprese con un fatturato di 1,88 miliardi e 68 imprese.
I dati 2020 evidenziano un calo di fatturato a livello aggregato abbastanza significativo, ma nonostante questo non si è verificato il crollo temuto e le 1000 best performer, nel 2021, hanno riagganciato la ripresa. Per le 982 imprese su 1.000 di cui a ottobre è stato possibile consultare il bilancio 2020, a livello aggregato (senza contare le grandi holding) il fatturato complessivo è stato di 48,38 miliardi, che si riduce a 39,5 miliardi nel 2020. L’ebitda nel prepandemia era stato di 9,87 miliardi con un’incidenza sui ricavi del 20,4%, mentre nel 2020 si è ridotta al 17,3% a 6,82 miliardi.
Tre settori a livello aggregato hanno registrato un incremento: elettrico ed elettronico, commercio al dettaglio, gomma e plastica (anche se all’interno degli altri settori vi sono andamenti di segno opposto fra azienda ed azienda). Il 94% della decrescita 2020 è dovuto ai settori metalmeccanico (-35%), servizi (-32%) tessile e sistema moda (-14%) e alimentare e bevande (-13%). Tengono invece costruzioni, chimico e farmaceutico, trasporti e logistica.
Dalla ricerca è inoltre emerso il fatto che ad accusare maggiormente i colpi del periodo di discontinuità e la crisi da Covid 19 sono state le imprese di medie dimensioni. Guardando i dati sulle flessioni di fatturato tra il 2019 e il 2020 si è notato che la diminuzione maggiore l’hanno avuta le aziende medie con un fatturato compreso tra i 200 e i 50 milioni, sono passate da 7,02 miliardi a 6,43 miliardi con un calo del 8,48%. Le 428 aziende con un giro d’affari minori compreso tra i 50 e i 10 milioni hanno avuto una flessione del 6,45%, passando da 8,27 miliardi a 8,25 miliardi. La riduzione minore l’anno avuta le 22 imprese con un fatturato oltre i 200 milioni, solo il 2,60% in meno, diminuendo da 10,44 miliardi a 10,17 miliardi. Ciò è dovuto, in prevalenza, alle performance positive di 2 grandi gruppi: DeLonghi ed Ecornaturasì.