Ogni crisi segna una svolta. Basta andare al significato etimologico del termine per avere chiara la duplicità delle situazioni che con le crisi si vengono a determinare. Veri e propri momenti di passaggio che comportano la rottura di precedenti equilibri e l’aprirsi di nuovi (non necessariamente migliori). Massimo Cacciari, nel libro che nel 1976 lo fece conoscere al largo pubblico, Krisis, ne parla non come “elemento temporaneo”, ma come spazio eterno della “decisione”.
Anche per noi di ItalyPost le crisi che in questi anni abbiamo attraversato hanno comportato decisioni e svolte. Nati dalla volontà di raccontare un territorio come il Nordest, fino a quel momento in ascesa, dopo la Grande Crisi del 2008 prendemmo atto che quel modello era finito e che, se c’era un ancoraggio storico culturale che poteva contribuire a rifondarlo, era dalla storia delle Venezie che bisognava trarre nuova linfa per proiettarsi nel futuro. Decidemmo così di far nascere VeneziePost.
Ma la Grande Crisi del 2008 fu soltanto l’inizio di un percorso nel quale l’intera economia italiana precipitò nel 2013. Nel 2015 crollarono le banche popolari venete. Un anno prima, nel 2014, il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni e il Presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan finiscono in manette per lo scandalo “Mose”. Quel territorio era imploso. Da quella crisi nacque l’intuizione di andare a cercare quelle “nuove imprese” che erano nate dalla crisi del 2008 e che si concentravano in quel “nuovo triangolo industriale” che battezzammo “Area Lover” (Lombardia, Emilia Romagna, Veneto).
Da lì la decisione di assumere quello come il nuovo riferimento territoriale e di creare ItalyPost, andando ad esplorare, con Bergamo Città Impresa e con gli incontri Meet The Champion, i territori e le nuove imprese del nuovo triangolo industriale. Ci siamo messi cioè pian piano a cercare le tracce e i soggetti di quelle che abbiamo chiamato “le nuove geografie del Pil” e a orientare la nostra azione, in parallelo con quella delle imprese Champion, nel ricercare quella dimensione di sostenibilità ambientale e sociale, diventata nel frattempo la vera leva di competitività sia per le imprese che per i territori.
La crisi esplosa a fine febbraio 2020, ha rivoluzionato nuovamente gli interi assetti sociali, economici e politico – istituzionali. Basti pensare al fatto che fino a quella data Milano era il punto di riferimento, vero e proprio magnete, dell’intero Nord del Paese e che, oggi, a pochi mesi di distanza, è diventata una città fantasma, piegata e impaurita più che dal Covid dalla paura del contagio. Ma, soprattutto, questa crisi sta facendo esplodere l’enorme divaricazione sociale tra garantiti e non garantiti, con questi ultimi, totalmente privi di rappresentanza, considerato che, partiti e sindacati, hanno scelto da tempo la tutela di dipendenti pubblici, pensionati ed élite economico – finanziarie.
È dalla presa d’atto presa di questa nuova situazione che matura la svolta che daremo alle nostre attività. E, in questo nuovo contesto, abbiamo deciso di operare in tre direzioni. Da una parte lavorare per dare voce al mondo imprenditoriale e alle sue strutture di rappresentanza, aiutando questi momenti a interpretare i cambiamenti con dati, ricerche e analisi. Dall’altra parte costruendo luoghi che fungano da motori delle idee, dei dibattiti, della costruzione di relazioni tra i soggetti che, come accaduto con le imprese champion nella crisi precedente, aiuteranno il Paese ad uscire anche da questa crisi. In terzo luogo proponendo modelli che aiutino imprese e territori ad aumentare la loro competitività e attrattività, orientando la nostra azione su quelle che sono le chiavi che possono garantire il successo di un progetto di rinascita del Paese: coesione sociale e sostenibilità.
L’Italia è, per fortuna, piena di risorse, energie ed intelligenze con cui lavorare per costruire una nuova prospettiva di crescita. Saremo al loro fianco dando loro, anche noi, il nostro piccolo contributo. Ma dobbiamo farlo in fretta, prima che, i giovani migliori, decidano che questo Paese non li vuole e se ne fuggano altrove. Se tutti noi siamo classe dirigente di questo Paese, questo dobbiamo impedirlo.