Dall’automotive al biomedicale: il percorso di Masmec, realtà di Modugno (Bari) che conta ogni circa 250 dipendenti, è per molti versi “fuori dagli schemi”.
Nata come azienda che produce macchine e linee automatiche per l’assemblaggio e il collaudo di componenti automobilistici, nel 2013 è “sbarcata” anche nel settore biomedicale e oggi produce dispositivi biotech applicati alla chirurgia e alla medicina di laboratorio. Una diversificazione che si è rivelata una scelta lungimirante: con il Covid si è protratta la fase di attesa con cui già faceva i conti il settore automotive, mentre la domanda in ambito biomedicale si è rivelata in crescita. La testimonianza del CEO Daniela Vinci, ospite al festival Maps for Future promosso da Niuko (evento Change of course: nuovi modelli di business e organizzativi, mercoledì 23 settembre) sarà occasione per riflettere su come le aziende siano chiamate oggi a innovare continuamente e diversificare i loro modelli di business.
La scelta di dar vita a una nuova divisione, approcciando un settore solo apparentemente molto distante da quello dell’automotive, è nata proprio dalle competenze che erano maturate internamente in 30 anni di esperienza nella costruzione di prodotti tailor made, spingendo sempre l’acceleratore sulla ricerca e sull’innovazione: solo per fare un esempio, era risultato evidente che l’utilizzo della robotica e dell’intelligenza artificiale per l’analisi delle difettosità, sviluppato per l’automotive, poteva trovare applicazione anche in altri ambiti.
«Quando si sono aperti dei contatti che potevano rappresentare delle opportunità – continua Vinci – abbiamo deciso di non perdere tempo. Alle competenze tecniche che già avevamo internamente consolidato abbiamo affiancato quelle di figure nuove come il biologo o l’ingegnere biomedico, anche grazie all’accesso ai finanziamenti dei bandi POR e alla collaborazione con l’università. Ci siamo inoltre affidati a oncologi esperti che ci hanno affiancato con un training specifico». Certo, la strada non è stata subito in discesa: «Il mercato dell’automotive e quello biomedicale hanno traiettorie diverse: in quello biomedicale i buyer di riferimento sono le strutture sanitarie e spesso i tempi decisionali sono molto più lunghi, purtroppo non sempre l’innovazione viene premiata perché prevalgono altre logiche. Inizialmente, pur avendo dei prodotti di eccellenza ed essendo molto competitivi dal punto di vista della tecnologia, abbiamo sofferto la mancanza di forza per penetrare il mercato». Ostacoli che Masmec è riuscita a superare anche grazie a una rete di solide collaborazioni e alleanze, fra tutte quella con il Politecnico di Bari e con l’ITS per la meccatronica.