Volevamo partire da una domanda piuttosto semplice, ovvero se l’allarme povertà fosse una esagerazione della stampa di questi giorni o se ci sono fondati motivi per pensare che ci possiamo trovare di fronte ad una drammatica emergenza sociale ed economica. Ma quando si parla con Massimo Malvestio, l’avvocato trevigiano che già da molti anni ha scelto l’esilio dall’Italia giudicando il nostro un “Paese fallito”, uno dei maggiori esperti di questioni economiche e finanziarie e autore di un libro “profetico” uscito nel 2012, “Malagestio. Perchè i veneti stanno tornando poveri”, era difficile non partire dal quadro della crisi globale. Che per lui, come spiega in questa intervista, non fa altro che accelerare processi in corso da anni.
Avvocato Malvestio, dal suo punto di vista che dimensione ha la crisi globale?
A livello globale il problema di fondo è lo stesso che c’è in Italia: il mondo è stato inondato di debito ma non è partita l’inflazione. Nessuno è ancora riuscito a dare una spiegazione convincente di questa dinamica. E finchè si riesce a sostenere il sistema secondo la logica che ha caratterizzato il “Whatever it takes” tutto sembra funzionare a meraviglia, ma se l’inflazione ripartisse…..
Quali sarebbero le conseguenze?
Le conseguenze sarebbero inimmaginabili, perché il livello di destabilizzazione del sistema sarà impressionante, basta che si pensi alla quantità dello stock di debito che le banche hanno nei loro portafogli. Anche una ripresa non particolarmente forte dell’inflazione è in grado di destabilizzare il sistema. Se arrivasse il 5% di inflazione, vuol dire che sull’enorme stock di debito a lungo termine e tasso fisso di banche, assicurazioni, fondi pensione, le perdite sarebbero enormi . Ma l’inflazione, quando è partita, chi ti dice che si ferma al 5%? Siamo in un terreno del tutto inesplorato, non è mai successo che tu moltiplichi per x volte la massa monetaria e non succede niente. Non so quale sarà il risultato, ma stiamo giocando a un gioco pericoloso. Fino a che non parte l’inflazione, è come essere su un lago di benzina: finché nessuno accende un cerino non succede niente.
Tutta la nostra economia si basa quindi su questo meccanismo?
Sì, e ormai da molto tempo. Il comunismo, che non è riuscito a imporsi da nessuna parte, paradossalmente con questo sistema vedrà alcuni dei suoi principi finalmente realizzati, perché quando c’è una banca centrale che compra qualsiasi obbligazione, quando si allarga all’infinito il numero di obbligazioni che sono eligible per essere date in garanzia alla Banca Centrale, si capisce che stiamo lentamente distruggendo il merito. Too big to fail sta diventando una regola: se tu sei una banca, un’assicurazione o un’impresa abbastanza grande per creare un problema sistemico, in una situazione in cui tutto il mondo viene inondato di liquidità, trovi sicuramente qualcuno che compra le tue azioni o i tuoi bond. La Bank of Japan compera già Etf azionari ed ovviamente, comprando Etf non fa alcuna selezione. Quel che conta è essere abbastanza grandi per essere quotati ed essere inseriti in un Etf. Quindi la selezione tra bravi e meno bravi sarà sempre più difficile, e paradossalmente diventerà un mondo in cui tutti quelli che sono abbastanza grandi per accedere alla liquidità delle banche centrali sono uguali. Per gli altri fare concorrenza ai grandi sara sempre più dura. Mi viene in mente Kardelj, il teorico dell’autogestione jugoslava, quando disse: “Quando tutto il mondo sarà socialista dovremo lasciar libera almeno la Svizzera che questo sarà l’unico modo per capire quanto costa davvero la roba”.
C’è un rischio di vera recessione?
Il rischio di recessione c’è. La crisi c’è, ma alla fin fine se non c’è l’inflazione, chi comanda ha imparato il metodo. Vengono stampati soldi e i grandi crolli sistemici non accadono. In Italia adesso è chiaro che ci sarà il 160% di debito pubblico. È chiaro anche che è un Paese con un governo non adeguato, che ha una serie di debolezze macroeconomiche, che senza l’intervento della Banca Centrale Europea probabilmente sarebbe già esploso, eppure hanno trovato i soldi e il problema non è stato così grande per nessuno. Che danno ha avuto la Germania dal fatto che l’Italia è stata salvata? Nessuno. Ha continuato ad avere dei fornitori deboli che hanno servito l’industria tedesca e hanno avuto comunque un mercato di sbocco importante.
Supponiamo che l’Europa decida di darci una parte di questi soldi sotto forma di prestito: per quello che è successo in Italia dovranno stamparne molti, molti di più.
Dare soldi a uno che non è in grado di restituirli è un regalo sotto mentite spoglie. Dovranno continuare a sottoscrivere Btp. Se non lo fanno l’Italia scoppia.
Ma perché gli altri Paesi non scoppiano?
Nessuno ha il debito che abbiamo noi. Questa è la differenza fondamentale. Quanto alla disciplina finanziaria e alla credibilità degli impegni prospettici di bilancio, solo la Grecia ha meno credibilità di noi dentro l’Europa – ma forse ormai è’ il caso di dire: aveva – poi fuori dall’Europa c’è il Congo, il Madagascar…
Io dico che il punto di domanda è uno solo, fino a quando stampare soldi non provoca inflazione? Finché va così, non c’è dubbio che sia meglio stampare e darli a chi ha bisogno, solo che questo porterà a una sovversione dei valori occidentali.
Quindi lei prevede che l’Europa i soldi ce li darà.
Ma certo, perché è debole politicamente. Ma il sistema si deteriora di crisi in crisi.
Quindi se qualche Paese diventerà povero, sarà l’Italia?
L’Italia è un Paese tuttora fortissimo, ha tre Regioni che sono tra le più forti del mondo sul piano della qualità, ha un brand enorme, ma si sta deteriorando, è malata. Non c’è più ideologia, ci sono solo blocchi di interessi: i pensionati contro chi lavora, gli anziani contro i giovani, il Sud contro il Nord, i regolatori contro i regolati… c’è ormai una maggioranza parassitaria che sta distruggendo il Paese, è quella che pensa che l’Italia possa crescere grazie ai Btp e non grazie alla produzione industriale. E questo può esistere soltanto perché la Bce compra i titoli.
Ma il coronavirus in uno Stato con buone finanze sarebbe stato un problema come un altro, si mangia un po’ di risparmi e si riparte, qual è il problema? È quello che sta facendo la Germania, mentre noi non abbiamo risparmi.
E non abbiamo più riserve. Chi parla di una patrimoniale come soluzione non sa quel che dice. Gran parte del patrimonio italiano è fatto di patrimonio immobiliare che non vale già più, le disponibilità liquide sono quelle che sono, la Borsa è una piccola borsa, c’è poco da tirar fuori. Il reddito pro-capite è diminuito di quasi il 10% in 12 anni, è diminuito il Pil, quindi gli immobili non possono che valere proporzionalmente sempre meno.
Gli italiani, insomma, sono da tempo avviati nel percorso che li sta portando a diventare poveri
E le banche ci possono aiutare in questa fase?
Se il governo avesse dato vita ad una gestione pubblica di almeno quella parte di sofferenze collegate all’immobiliare favorendo l’accesso alla proprietà da parte di chi ne era escluso, sarebbe stato diverso. Invece hanno arricchito tutti i fondi, e abbiamo un sistema bancario che continua a prestare sempre di meno, guadagna sempre meno ed è uno dei grandi problemi di questo Paese, perché è ormai la caricatura di quello che dovrebbe essere. Ha distrutto risparmio, affidabilità, celerità dei processi di investimento, è concettualmente inadeguato. Le banche sono uno dei driver della miseria italiana. Bisogna inventare una struttura statale per la raccolta del risparmio. Avrebbe senso nazionalizzare le banche che non sono più imprese ma una sorta di agenzie pubbliche dov’è compliance officer e risk managers sono più importanti del direttore generale e dove non c’è più una vera attività di valutazione ma tutto dipende da sistemi che possono essere meglio gestiti soltanto da un computer. Va poi data alla gente la possibilità di risparmiare: i tassi a zero della BCE uccidono il risparmio e spingono la gente a correre rischi sempre maggiori per portare a casa, quando va bene, modesti rendimenti. Una diseducazione di massa che spinge a consumare a e a rischiare oltre il ragionevole. Quasi tutte le banche italiane hanno origine da enti di beneficenza che esercitavano l’ attività bancaria quale mezzo per la salvezza dell’ anima e dove il profitto era solo un mezzo per continuare ad esercitare l’ attività. Si educava al risparmio e alla previdenza, si prestava sulla base della onesta e della reputazione del prenditore. Certo non erano imprese e non erano certamente imprese lucrative ma sono state fondamentali per lo sviluppo nazionale. Adesso ci sono queste banche che vendono di tutto, dai viaggi alle lavatrici, prestando poco, non conoscono i clienti e non li vogliono conoscere e distruggono la ricchezza nazionale come dimostrano dodici anni continui di dissesti e di performance borsistiche disastrose.
Non capisco perché si dà il reddito di cittadinanza a una persona e se quella persona vuole chiedere un prestito di 5.000 euro non può averlo. Di 100 persone, 20 non ti restituiranno niente, 20 faranno fatica, 49 te li restituiranno, ma magari uno su 100 farà una bella attività che cresce… tutto il sistema è in mano ai parassiti contro i produttori, è questo il concetto e il sistema pubblico educa al parassitismo piuttosto che alla impresa al rischio ma anche solo al lavoro libero e dignitoso che fa grande l’ uomo. E la Bce non fa altro che incrementare i vizi di questo sistema.