Questa è una osteria di antica memoria. Il termine “osteria” viene dall’antico francese oste, ostesse (secoli XII e XIII) che a sua volta deriva dal latino hospite. Le osterie sorsero, come punti di ristoro, nei luoghi di passaggio o in quelli di commercio che nella fattispecie sono strade, incroci, piazze e mercati. Ma qual è il minimo comun denominatore dei nostri osti? Cosa li distingue dai ristoratori? Sicuramente l’osteria era (è) anche un luogo dove socializzare. Si andava in osteria si andava, e si va ancora, per fare quattro chiacchiere intorno ad un bicchiere di vino. Ed è importante il rapporto con il territorio e i suoi prodotti. Gli osti stanno diventando i custodi dei sapori antichi. L’Osteria alle Botti non poteva essere che spartana come ambiente e come arredamento ma Valentina, Vanna e Paolo, conosciuto come Paolone -osto arrogante – vi faranno respirare questa antica atmosfera gustando piatti che oramai stanno scomparendo, frutto di una spasmodica ricerca della materia prima. Sempre secondo stagione. I magici colori dell’autunno brillano negli gnocchi di zucca con il tartufo nero dei Colli Berici mentre l’inverno spande i suoi profumi con i bolliti misti con cren e pearà. Anche qualche incursione verso il mare con gli scialatielli con buzera rossa di scampi ma poi si torna in terra berica con il baccalà alla vicentina e le introvabili e profumate trippe di sorana. Chiusura dolce con i ‘sugoi’ (budino) di uva Clinto. A cucina chiusa spuntini a base di sopressa e non solo. Conto modesto come si usava in osteria.
Osteria alle Botti – Viale S. Lazzaro, 30, 36100 Vicenza – Tel. 348 398 1678 –[email protected] – Aperto: dalle 8 alle 20.30; anche a cena venerdì e sabato, ma è meglio prenotare – Turno di chiusura: domenica – Ferie: variabili in agosto