C’è sempre un punto, in ogni discussione, in cui le buone intenzioni non bastano più. Anche quando si parla di sostenibilità, arriva il momento in cui le parole devono lasciare spazio ai numeri, alle scelte concrete, alle difficoltà da affrontare: catene di fornitura da ripensare, impianti da modernizzare, bilanci da far quadrare mentre si tagliano le emissioni. È proprio qui, dove la retorica si ferma e inizia la realtà, che prende forma la 15ª edizione del Green Economy Festival. La città emiliana, snodo di manifatture, agroalimentare e distretti ad alto valore aggiunto, ospita una conversazione che prova a superare le contrapposizioni ideologiche per concentrarsi sulla vera domanda che serpeggia un po’ ovunque, ma pochi esplicitano: come si può essere sostenibili senza sacrificare pezzi di economia lungo il percorso?
Ad aprire il festival, venerdì 28 marzo, ci sarà un panel dal titolo eloquente: “La via pragmatica alla sostenibilità”, ospite del quale sarà anche Annalisa Sassi, presidente di Confindustria Emilia-Romagna, insieme ad Antonio Copercini (Barilla) e Mauro Fanin (Cereal Docks). È la fotografia perfetta di questa edizione: un confronto serrato e necessario su come la decarbonizzazione possa diventare parte di un piano industriale senza sacrificare posti di lavoro, competitività e capacità di attrazione sui mercati globali.
La stessa concretezza attraverserà l’intervento di Matteo Colaninno, presidente di Piaggio, che sempre il 28 marzo racconterà come il settore automotive italiano si muove su una linea sottile tra regolamentazioni europee sempre più stringenti e il dovere di difendere la propria competitività e la propria filiera. Da una parte il Green Deal che impone scadenze e limiti, dall’altra la responsabilità verso migliaia di lavoratori e territori legati a doppio filo al mondo della mobilità.
Domenica 30 marzo sarà il turno di Andrea Pontremoli, ad di Dallara e neo-presidente della Motor Valley. A lui il compito di mostrare come una terra di motori e innovazione come l’Emilia-Romagna abbia saputo trasformare la sfida ambientale in “un’opportunità di sistema”, puntando sulla collaborazione tra imprese, istituzioni e comunità locali. Non più solo distretti industriali ma ecosistemi, per restare in tema, che sperimentano, condividono e costruiscono percorsi di sostenibilità applicata.
Sempre domenica, il festival porterà sul palco Francesco Mutti, Ceo dell’omonima azienda, simbolo di come il settore agroalimentare stia reinterpretando la sostenibilità non solo come responsabilità ambientale ma come leva strategica per generare valore e penetrare nuovi mercati. È la storia di chi ha scelto di investire in efficienza energetica, innovazione di processo e tutela del territorio, facendo della sostenibilità un asset competitivo e non solo una voce nel bilancio di sostenibilità.
Ma la riflessione non si limiterà alle imprese produttive, ma coinvolgerà anche il mondo dell’energia. Giovedì 27 marzo, in apertura, Gianluca Bufo, amministratore delegato di Iren, metterà al centro “Il sistema Parma di fronte alle sfide della sostenibilità”. È il tema, non sempre discusso con la giusta attenzione, del ruolo delle utility nel guidare la transizione energetica mantenendo in equilibrio i costi per cittadini e imprese. Una riflessione che sarà arricchita dall’intervento nella giornata di venerdì di Stefano Besseghini, presidente di Arera, Fabio Bulgarelli, direttori Affari Regolatori Terna e Federico Testa presidente Agsm aim.
Alla fine di questi tre giorni, Parma si sarà fatta palcoscenico di un’economia che sa di non poter più rimandare l’incontro (o lo scontro) con la transizione ecologica, ma che vuole sedersi al tavolo con pragmatismo, cercando di portare in dote non slogan, ma esperienze reali, bilanci da difendere e territori da non lasciare indietro. In periodo in cui la sostenibilità rischia di diventare un po’ una liturgia stanca, il Green Economy Festival sceglie la strada più difficile, quella di riportare tutto al piano del reale.