“E’ un anno indubbiamente difficile, soprattutto per la Docg. Ma, proprio per questo, dobbiamo considerarlo un anno zero. Facendo tutti un passo indietro per essere in grado di ripartire più forti nel 2021” A dirlo è Giorgio Polegato, presidente di Astoria, una delle case vinicole più importanti del mondo del prosecco, ma anche presidente della Coldiretti di Treviso, una delle più robuste in Italia, che si è scelta questo industriale da oltre 50 milioni di fatturato per guidarla.
Polegato, è scoppiata la bolla delle bollicine?
No, direi che dipingere le difficoltà di questo momento con i toni apocalittici che si leggono da qualche parte, o scambiare le polemiche in atto all’interno del Consorzio della Docg per uno stato di crisi del Prosecco, è profondamente sbagliato. Intanto bisogna distinguere tra Doc e Docg. La prima va bene e non ha nessun particolare problema. Anzi, con l’introduzione del rosè, dove si stimano 20 milioni di bottiglie ma io ritengo realistico che si arrivi a 50 milioni, la Doc farà un ulteriore balco in avanti. Mentre la situazione della Docg è sicuramente più problematica, ma, con un po’ di pazienza e determinazione, è affrontabile e risolvibile.
C’è qualcuno che parla di 1/3 delle aziende che potrebbero fallire…
Mi sembra oggettivamente un dato che non corrisponde alla realtà. Certo, qualcuno che era in difficoltà già prima potrebbe saltare, ma questo sarebbe avvenuto a prescindere dal Covid. La stragrande maggioranza delle aziende è solida e deve affrontare un anno dove certamente i margini saranno ridottissimi, ma non tali da provocare il default delle aziende. Qualche problema di liquidità per alcune potrà esserci, ma non si parla di insolvenza. Veniamo da anni straordinariamente floridi e, qui, ora, stiamo parlando di una riduzione, per quanto forte, dei margini, non certo di perdite pesanti. E poi molte aziende della Docg sono anche nella Doc e questo permette di equilibrare le situazioni.
Ma chi ha acquistato terreni a peso d’oro non rischia ora di dover vendere le uve sottocosto?
Guardi, anche con i prezzi molto più ridotti, la resa per ettaro continua a garantire marginalità comunque interessanti. Poi, certo, quest’anno a dettare il prezzo saranno i vinificatori e gli imbottigliatori, perché il prezzo delle uve è destinato a scendere. Ma innescare guerre tra gli uni e gli altri non ha senso. Il 2020 deve essere considerato come l’anno zero, quello dal quale si riparte per costruire assieme il futuro.
Ma la guerra dentro il consorzio è scoppiata proprio per questo, giusto?
Si, nel consorzio della Docg questo è il problema di fondo. Ma ci sono anche personalismi e rigidità che vanno superate. Ma i sacrifici quest’anno dobbiamo farli tutti, facendo un passo indietro, e ponendo le basi per un futuro che costruisca valore per tutto il territorio. Perché, da soli, o peggio ancora l’un contro l’altro armati, non si va da nessuna parte.