C’è qualcosa di doppiamente insopportabile in talune esibizioni di chi, in questi giorni, diffonde con orgoglio l’hashtag #iorestoacasa. Non parliamo della giusta e sacrosanta critica verso i comportamenti irresponsabili di chi va ad ammassare per noia nei centri commerciali o nei bar per farsi uno spritz, ma di chi con quell’hashtag dileggia chi si preoccupa di salvare le ragioni del lavoro e dell’impresa, e cioè le fasce deboli di lavoratori che già sono, o presto saranno costretti, a restare a casa senza lavoro. “Voi pensate troppo all’economia e non vi preoccupate della salute pubblica” ha tuonato ieri il sottosegretario agli Interni Achille Variati criticando gli imprenditori e interpretando un atteggiamento diffuso di chi non ha ancora capito che salvare vite umane ed evitare che il Paese precipiti nella povertà sono esigenze complementari. O, peggio ancora, che pensa che il futuro possa essere fatto di reddito di cittadinanza a vita per tutti.
#iorestoacasa, per chi gode di uno stipendio pubblico, per chi è in pensione, per chi ha sufficiente patrimonio per restare a casa a vita o per chi lavora in contesti che la crisi non toccherà, rischia quindi di essere diventato un gioco nel quale esercitare un facile moralismo contro chi, invece, non pensa solo all’immediato, ma anche al futuro delle fasce meno tutelate della popolazione. Per questo nuovo blocco sociale, che unisce populisti e radical chic, la paralisi delle attività produttive è solo una questione marginale. Tanto a rimanere disoccupati non saranno loro, ma gli altri.
Ripetiamo, il tema non è se sia giusto o meno rimanere a casa. Volenti o nolenti, giusta o non giusta, questa è stata la scelta del Governo e va rispettata fino in fondo, come abbiamo scritto nei giorni scorsi, senza se e senza ma. Il punto vero è che, chiunque abbia tentato di immaginare una linea capace di non pregiudicare il futuro del lavoro, è stato sommerso di insulti dai fautori del non lavoro e del debito pubblico. E il conto, salatissimo, di queste scelte sarà pagato non da quelli di #iorestoacasa ma da quelli che #ioresteròacasa. A cui si sono aggiunti oggi quelli del #chiudiamotutto.