Da Milano al MIT di Boston passando per il World Economic Forum Ginevra: quella di Rold, presentata assieme all’esperienza dell’impresa barese Masmec nella tappa di apertura del Festival Maps for Future, è una storia che traccia nuove rotte di futuro. L’azienda milanese, che conta 250 dipendenti per un fatturato di 40 milioni di euro, negli ultimi anni ha attraversando una trasformazione profonda, da impresa basata sulla meccanica a impresa digitale riconosciuta come un’eccellenza a livello globale, tanto da essere l’unica realtà al 100% italiana e l’unica Pmi inserita dal World Economic Forum nel ristrettissimo elenco degli “impianti faro”, ovvero gli stabilimenti modello per l’applicazione del 4.0.
Ospite dell’evento “Change of course: nuovi modelli di business e organizzativi” (rivedi il video integrale), Luca Cremona, head of industrial Rold, ha raccontato le diverse tappe di questo percorso di successo approdato anche al MIT di Boston dove l’azienda di Nerviano, che produce componenti ad alta tecnologia per gli elettrodomestici, è stata invitata a presentare la propria esperienza. Dieci anni fa, ha spiegato Cremona, la nuova generazione di questa azienda familiare ha capito il valore dell’investimento nelle nuove tecnologie, e ha inserito in Rold un top manager con una forte competenza in ambito digital. Fondamentale è stata anche la scelta di “aprirsi” superando i propri confini: dall’apertura ai competitors come occasione per imparare alle visite degli studenti e all’ascolto delle imprese clienti. Un’apertura che si è poi tradotta «anche nella capacità di rompere gli stereotipi: quella che era nata esclusivamente come un’azienda basata sulla meccanica e che nel mercato secondo gli schemi avrebbe dovuto ricercare principalmente figure come i progettisti meccanici, ha iniziato ad assumere anche talenti in ambito elettronico e IT, spesso con una significativa esperienza in ambito internazionale nonostante la giovane età». Oggi Rold affianca alla produzione “tradizionale” la commercializzazione di SMART FAB, la piattaforma per l’industria 4.0, sviluppata internamente per il monitoraggio dei processi produttivi, con partnership di grande rilievo come Microsoft e Samsung. Uno strumento che si è rivelato un’eccellenza anche perché costruito secondo una prospettiva user centered: il fatto di essere un’azienda basata meccanica ha consentito di disegnare il software partendo dal coinvolgimento degli operatori che lavorano “in linea”. La piattaforma, che raccoglie i dati dalla macchina analogica attraverso PLC e sensori e li trasferisce in digitale visualizzandoli su grandi schermi a bordo macchina, si è rivelata anche uno strumento di empowerment per gli operatori impiegati in produzione: una volta verificati i dati sono chiamati a prendere delle decisioni in tempi rapidi, passando così da una posizione esecutiva a un ruolo di decision maker operativo, che chiede la capacità di mettere in campo delle soft skill.
NUOVE INDICAZIONI DI ROTTA
E proprio alcune delle indicazioni di rotta emerse dalla testimonianza di Cremona sono emerse in una delle survey realizzate nella Lab Room successiva guidata da Serena Leonardi, founder Amploom. La digitalizzazione, l’investimento in R&D per creare nuovi servizi, l’assunzione di nuovi talenti e la costruzione di partnership sono stati gli “acceleratori per costruire il futuro” indicati con più frequenza nelle risposte di chi ha partecipato.
Nel fare sintesi, Salvatore Garbellano, docente a contratto del Politecnico di Torino, ha delineato 8 variabili su cui è necessario lavorare per riuscire a trasformare i modelli di business e farsi trovare pronti all’appuntamento con il futuro: il cambiamento della concezione del tempo per far fronte all’accelerazione, la necessità di aprire i propri confini, le relazioni e le partnership con i centri di eccellenza, la capacità di lavorare efficacemente in team sia a livello direzionale sia per le figure più operative, l’investimento nelle nuove tecnologie, la competenza che si accompagna con l’assunzione di responsabilità e l’engagement.
Su tutti questi fronti, ha ricordato Garbellano riprendendo una metafora coniata dal professor Alberto De Toni, è necessario saper cogliere, nell’attività quotidiana in azienda, quei segnali deboli di un futuro che arriva a passi felpati “come un gatto”, e che se non ci facciamo trovare pronti rischia di sorprenderci con un agguato.
Rivedi il video dell’evento: