Libri di ricette, food blog, trasmissioni televisive e post di Instagram. La nostra attenzione è costantemente catturata da queste immagini scenografiche di prelibatezze culinarie di cui riusciamo a percepirne il gusto senza nemmeno assaggiarle. Le foto del cibo, nell’era dei media, proliferano nei profili social di chiunque: le condividiamo utilizzando filtri, inquadrature particolari e tecniche di editing, con l’obiettivo di rendere il soggetto più invitante.
Si tratta del food porn, fenomeno che ha assunto varie declinazioni nel corso del tempo: dai Mukbang, una tipologia di video che vede gli youtuber consumare il proprio pasto davanti alla telecamera, all’ASMR, il format che suscita una sensazione di rilassamento mentale grazie a degli stimoli uditivi e visivi. Il food porn è un vero e proprio linguaggio che modifica i propri significati, grammatiche e funzioni in base al contesto e si adatta in relazione al media in cui viene fruito. Ma come si è sviluppata la pornografia alimentare? E che effetti produce nell’ambiente in cui si diffonde?
A parlarne saranno domani 10 maggio, in occasione dei Martedì del food in Libreria ItalyPost a Padova, Luisa Stagi, docente di Sociologia generale Università degli Studi di Genova e Sebastiano Benasso, docente di Sociologia Generale e Sociologia del Turismo Università degli Studi di Genova, autori del libro “Aggiungi un selfie a tavola: Il cibo nell’era dei food porn media“, pubblicato da EGEA nel 2021.
Il libro è un’indagine su una delle forme di comunicazioni oggi tra le più efficaci: il cibo, che unito al mezzo digitale è in grado anche di veicolare significati politici, identitari e comunitari. Come sostengono gli autori, la pornografia alimentare si sviluppa in una società in cui il corpo magro è sinonimo di abitudini di vita salutari e quindi di buona cittadinanza, e il food porn, dunque, allo stesso modo della pornografia sessuale, può essere sovversiva, ma è un modo per dare sfogo alle proprie fantasie e poi mantenere uno status quo. La prima ad aver introdotto il termine food porn è stata la scrittrice Rosalind Coward a metà degli anni ’80, per descrivere lo spostamento del concetto di cibo come dono a quello di cibo come piacere estetico, sostenendo che in questo tipo di rappresentazione la scenografia collabora alla costruzione di un desidero sessuale, paragonabile a quella che la pornografia produce per la sessualità. Ma nel corso del tempo le ricette e le foto del cibo si sono spostate da un medium all’altro, e con loro si sono modificate le loro funzioni.
L’evento si terrà domani dalle ore 18:30 alle ore 19:30 in sala “LAGO Place” della Libreria ItalyPost (Viale Codalunga, 4L, Padova). Gli autori del libro dialogheranno con Marco Bettiol, docente di Economia e Gestione delle imprese Università di Padova. L’accesso è gratuito, ma è richiesta la prenotazione del proprio posto in sala al seguente link.