Storie d’amore e di gusto, alimentate da fantasia e rigore. Non è un ossimoro, ma la cifra stilistica che meglio connota questo locale di Borgoricco che in pochi anni s’è ritagliato uno spazio esclusivo, in termini qualitativi e di personalità, nell’orizzonte veneto (e non solo) della ristorazione. Storie maturate lontano dai riflettori, in un costante e armonioso crescendo. Smarcate dai luoghi comuni. Lo certifica il percorso di Davide Filippetto, piemontese di origine, cuoco giovane e saggio capace di sintesi equilibrate e originali, e di Massimo Foffani, la cui profondità (e flessibilità) di visione nel gestire con classe sala e cantina è frutto di esperienza e passione. Virtù maturate sul campo.

Filippetto sa esaltare le materie prime – anche quelle umili – coniugandole con capacità tecniche e disciplina, estro e sensibilità. Talvolta pure audacia. Senza dimenticare il tocco d’arte nella composizione dei piatti. La sua maturità la si coglie nel sorprendente raviolo di pasta alle rape rosse, in farcia di ventresca grigliata di tonno e cipolle caramellate, “beurre blanc” alla liquirizia e carciofi. Ma anche nell’anguilla alla brace con ruta, agretto di uva fragola e “castraure”. Elogio alla semplicità è poi il dessert con lavanda, camomilla e pere. Sempre degno di nota il crudo di pesce.

La cantina “coltivata” nel tempo è enciclopedica per varietà e annate, nonché per profilo culturale. Per chi ama fare un viaggio sensoriale ampio sono consigliati i menu degustazione, da 90 a 110 euro; alla carta circa 100.