I dati consolidati presentati oggi dal Centro Studi FederlegnoArredo mostrano una flessione leggermente inferiore rispetto ai preconsuntivi, con il mercato interno che ha registrato un -9,6%, attestandosi a 32,8 mld, e l’export a -4,6%. Inoltre, le previsioni per il '24 indicano un +4,5% per il fatturato complessivo, suddiviso in un +8,5% di export e un +1,7% di mercato interno
Stando al preconsuntivo del Centro Studi FederlegnoArredo nei dodici mesi scorsi il settore ha lasciato sul terreno otto punti percentuali rispetto al ’22. Perde più del 10% il mercato interno, ma “è un calo fisiologico” per il presidente Claudio Feltrin, che ribadisce: “Nessun allarme, veniamo da anni eccezionali”. Quello estero (che però vale un terzo del totale) si limita a segnare un -4,5%. Sul confronto con il ’19, che vede ‘in vantaggio’ il ’23 per 10 mld, “pesa però l’inflazione”. Il ’24? “Troppo presto per fare previsioni, ma quale segnale positivo c’è: speriamo di poter chiudere sugli stessi livelli dell’anno scorso”
La filiera del legno-arredo chiude l’anno con un segno negativo, ma guarda al 2024 con speranza: potrebbe riportare numeri promettenti. Il settore potrebbe tornare al segno positivo soprattutto grazie all’export, con una crescita stimata del 6,8%. Secondo la ricerca di Centro Studi FederlegnoArredo, registrato un -7,8% nel periodo gennaio-settembre ‘23, rispetto al ’22. L’export si attesta a -7,5% e il mercato interno a -8,1%
Il valore del mercato in Italia è di quasi 36 mld, in aumento del 12,3%. Per l’export, che costituisce il 37% del volume di fatturato totale, la crescita stimata è del 13,3% ed è trainata soprattutto dagli Usa. Il Presidente Claudio Feltrin: “Soddisfatti per la chiusura dell’anno, ma bisogna tenere presenti i segnali di rallentamento registrati già dal secondo trimestre 2022"
Cauto il presidente dell'Associazione parte di FederlegnoArredo, che lascia però trapelare una sensazione di sollievo. A far intravedere un cambio di paradigma sono due mesi in cui la caduta delle quotazioni finanziarie della materia prima inizia a farsi sentire sull'economia reale: oggi comprare dalle segherie austriache e tedesche costa il 10% in meno di qualche mese fa
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