L’inflazione e il calo delle Borse potrebbero avere come vantaggio quello di ridurre le rendite, a favore di chi produce. Il Pnrr e i rischi di spesa improduttiva e crescita drogata. I costi di energia e materie prime destinati a riallinearsi. Le imprese manifatturiere sane torneranno a correre, il pericolo vero saranno le nuove povertà
Secondo la classifica stilata dall'Unione Nazionale Consumatori, sulla base dei dati Istat di mercoledì scorso, Bolzano è la città d'Italia in cui il costo della vita è aumentato di più. Segue Piacenza, con un'inflazione pari a +7%, con conseguente spesa di 1.870 euro per una famiglia media. Al terzo posto Forlì-Cesena, dove il +6,7% genera una spesa supplementare di 1.789 euro
Pesa il rincaro dei prezzi sui servizi di trasporto con particolare attenzione al comparto dei taxi. Proposta l’introduzione di una clausola di adeguamento dei costi di trasporto al costo del carburante, oltre che l’introduzione di un prezzo calmierato alla pompa di rifornimento. Cna Fita: “Governo e Province si facciano interpreti del disagio del settore”
Dopo i risultati del 2021 che segnavano una crescita del +6,6%, le stime di Prometeia sembrerebbero confermare la performance positiva dell’economia regionale che, se confermata, tornerebbe ai livelli del 2019. Secondo Spada, presidente di Assolombarda, il dato "testimonia la solidità e la competitività del nostro sistema produttivo, che ha svolto un ruolo fondamentale per recuperare il terreno perso durante la pandemia"
I dati definitivi sui prezzi al consumo diffusi dall’Istat registrano un aumento tendenziale del 4,8% e un’accelerata rispetto a dicembre in tutte le ripartizioni geografiche. A influire su questo dato sono prevalentemente i prezzi dei Beni energetici non regolamentati (+94,6% rispetto al 2020). Le variazioni più elevate si sono osservate a Bolzano (+6,2%), Trento e Trieste (+5,9% per entrambe)
Chi esaltava i vaccini così come chi nega l’esistenza del Covid è costretto oggi a fare i conti con una realtà che ci parla di 434 vittime in un giorno. I lockdown prolungati hanno messo sotto stress l’economia provocando folli rincari di materie prime ed energia. La stagione delle ideologie SiVax e NoVax è finita: la ricetta per affrontare i problemi che abbiamo davanti sta ora nel pragmatismo e buon senso
La pandemia e le incertezze sulle politiche agrarie hanno causato al mercato dei terreni veronesi una contrazione nell'attività di compravendita (-8,4%), anche per via della riduzione di liquidità. Restano invece stabili i prezzi, con il valore che cambia in base alla zona e alle colture: prezzi più alti in collina, con le quotazioni migliori nelle zone viticole
Nell’anno della prima grande crisi energetica si sperimentò il primo “lockdown economico”. Torna alla memoria in un periodo in cui schizzano i prezzi dell'energia e delle materie prime: un fermo da qui a fine gennaio permetterebbe di mettere un freno all'inflazione riportando in equilibrio i mercati impazziti. La convergenza di interessi con i teorici dei discutibili "lockdown sanitari” e le misure per evitare contraccolpi sulla formazione e sugli equilibri psicologici delle persone
Poco meno di 17 mld di fatturato (praticamente il doppio di 15 anni fa) e quasi un quarto dei supermercati italiani nelle proprie mani. Ma anche, in attesa degli effetti del Pnrr e all'inizio di un piano triennale di investimenti da 1,8 mld, uno scatto in avanti dei concept store a marchio. Questa la fotografia del 2021, alla vigilia di un 2022 in cui le paure sono legate a un'inflazione al 5%
I dati dell’Istat rilevano un’inflazione che continua ad accelerare, in particolare nel settore energetico, dei beni alimentari e settori recettivi e di ristorazione, facendo crescere il costo del “carrello della spesa”. Anche Bolzano, Trieste e Udine seguono questa tendenza con aumenti dal 2,2% in su. Diminuite invece le voci Comunicazione, Istruzione e "Altri beni e servizi"
Le associazioni di categoria registrano aumenti significativi della produzione: nel Pordenonese il picco del +70%, secondo Confindustria Alto Adriatico. Ma Confartigianato Imprese Veneto lancia un nuovo allarme sull'approvvigionamento di beni basilari: "In autunno ripercussioni sui consumatori. E le aziende devono poter adeguare i contratti"
Speculazioni internazionali, ripresa dei consumi e lievitazione dei costi di cereali e materiali per il packaging mettono a dura prova l'industria agroalimentare dell'Emilia.Romagna. E, continuando così, a pagare lo scotto degli aumenti, dopo gli industriali, saranno presto i consumatori finali. Speculazioni internazionali, ripresa esponenziale dei consumi e lievitazione dei costi del grano e materiali per il packaging mettono a dura prova l'industria agroalimentare regionale. Tutti d'accordo: se non cambia in fretta qualcosa, a pagare lo scotto degli aumenti, dopo i produttori, saranno presto i consumatori finali
Prima la crisi, ora la ripresa a ritmi vertiginosi: le aziende del nuovo triangolo industriale già da settimane alle prese con rincari stratosferici e rifornimenti proibitivi. C’è chi blocca la produzione sul più bello, chi inizia a ritoccare i listini. Voci preoccupate da Triveneto, Emilia-Romagna e Lombardia: “Bolla speculativa? Speriamo. Ma ci sembra di più il ruggito dell’inflazione”
Francesco Morosini, docente di Diritto pubblico all’Università Ca’ Foscari: “L’aumento dei prezzi è riscontrabile anche nel quotidiano, ma non è paragonabile a quello degli anni ’70. La scarsità di approvvigionamento sta danneggiando le imprese, fisiologico dopo la ripartenza. Vincerà chi è forte sul mercato. Il consumatore prima o poi pagherà tutto”
Parla a Monitor di Veneziepost, disponibile da domenica, Francesco Morosini, docente di Diritto pubblico all’Università Ca’ Foscari: “L’aumento dei prezzi è riscontrabile anche nel quotidiano, ma non è paragonabile a quello degli anni ’70. La scarsità di approvvigionamento sta danneggiando le imprese, fisiologico dopo la ripartenza. Vincerà chi è forte sul mercato. Il consumatore prima o poi pagherà tutto”
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