Dopo il +0,5% registrato a novembre (su base mensile) e il +0,3% di dicembre, inizia una fase di attenuazione dell'aumento dei prezzi. La flessione del tasso di inflazione si deve, principalmente, al forte rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (da +70,2% a -10,9%). E solo in parte controbilanciato dall’accelerazione dei prezzi dei Beni alimentari lavorati (da +14,9% a +15,2%). L'inflazione di fondo sale al +6% (da +5,8% del mese precedente)
All'indomani della notizia dell'aumento dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea, continua la crescita dell'inflazione nel nostro Paese. La forte accelerazione dell’inflazione su base tendenziale si deve soprattutto ai prezzi dei Beni energetici (da +44,5% di settembre a +73,2%) e dei Beni alimentari (da +11,4% a +13,1%). Risale a giugno 1983 una crescita dei prezzi del “carrello della spesa” superiore a quella di ottobre 2022
Nel mese di agosto l'inflazione a livello nazionale aumenta dello 0,3% su base mensile e dell'8,9% su base annua. Spicca l'Emilia-Romagna a +9,2%, mentre la Lombardia resta sotto la media a +8,4%. Fra le città, spiccano i prezzi di Bolzano (+10,8%), Trento (+10,4%), Verona (+9,9%), Padova (+9,8%), Trieste (+9,2%). Peggiora Venezia (+9,5%). Fra i centri più piccoli l’inflazione sale anche a Udine (+9%)
Secondo i dati resi noti dall'Istat, a determinare l'accelerazione dei prezzi sono soprattutto i Beni alimentari (sia lavorati sia non lavorati) a quota +11,5%, seguiti dai Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona a +5,7%. E il carrello della spesa aumenta su base annua dell'11,1%, la crescita più alta dopo il +12,2% registrato a luglio 1983
Nel mese di agosto l'inflazione a livello nazionale aumenta dello 0,8% su base mensile e dell'8,4% su base annua. Il Fvg si allinea alla media. Fra le città del Triveneto spiccano i prezzi di Bolzano (+10,5%), Trento (+10,2%), Verona (+9,7%), Padova (+9,1%), Trieste (+8,8%). Sopra la media anche Venezia che registra un +8,6%
Nel mese di agosto, secondo le stime preliminari dell'Istat, i prezzi aumentano dello 0,8% su base mensile (da +0,4% del mese precedente). L'accelerazione si deve ancora una volta ai Beni energetici (da +42,9% di luglio a +44,9%), ai Beni alimentari lavorati (da +9,5% a +10,5%) e ai Beni durevoli (da +3,3% a +3,9%). Il “carrello della spesa” raggiunge quota +9,7%
Ormai ai prezzi delle materie prime schizzati alle stelle ci siamo abituati, ma ora le aziende sembrano poter tirare un sospiro di sollievo. Dopo mesi, infatti, le ultime settimane hanno portato un consistente calo dei prezzi. Per citarne alcuni: acciaio -20%, alluminio -28%, cotone -28% e noli dei container -20%. Le domande che si pongo tutti ora sono: "Quanto potrà durare?" e "Cosa comporterà nel medio-lungo periodo?"
A differenza che per altri settori produttivi, per il comparto alimentare i ribassi sul fronte dei prezzi, rilevati da Coldiretti nei mesi di aprile e maggio, appaiono momentanei. Tra le aziende agricole il pessimismo cresce a causa della siccità, delle rese in calo, del caro energia e gasolio. Per Cogo di Campagna Amica “gli alti costi di produzione si riverseranno sui consumatori”
Nel mese di giugno l'inflazione a livello nazionale aumenta dell'1,2% su base mensile e dell'8% su base annua. Anche il Fvg si allinea alla media a +8,2%. Fra le città del Triveneto spiccano i prezzi di Bolzano (+9,7%), Verona (+9,4%), Trento (+9%), Padova (+8,6%), Trieste (+8,6%). Sopra la media, questa volta, anche Venezia a +8,1%
Dopo il rallentamento registrato nel mese di aprile, a maggio torna a crescere l’inflazione a livello nazionale: +0,8% su base mensile e +6,8% su base annua. Nel Triveneto spiccano i prezzi di Bolzano (+9,1%), Trento (+9%), Verona (+8,1%), Padova (+7,8%), Trieste (+7,6%). Fra i centri più piccoli l'inflazione sale anche a Udine (+7,6%) e Vicenza (+7,4%). Resta sotto la media, invece, Venezia che registra un +5,8%
È sempre l'energia a trainare la crescita inflazionistica, con un aumento dei prezzi che in questo mese supera il 50%.Il colpo più forte arriva a Trentino-Alto Adige (+7,6%), Veneto (+6,9%) e Friuli-Venezia Giulia (+6,8%). L'Emilia-Romagna si colloca sulla media nazionale (+6,3%) e la Lombardia sotto la media (+6%)
L’allarme lanciato dal presidente di Confindustria Brescia tocca uno di quattro punti che rischiano di far scoppiare una crisi peggiore di quella del 2008. Costi delle materie prime, transizione ecologica, riemergere della pandemia oltre che instabilità politica, geopolitica e finanziaria possono mandare ko il tessuto produttivo del Paese
Secondo le stime dell’ente statistico nazionale, l’indice dei prezzi delle case acquistate è aumentato dell’1,2% rispetto al trimestre precedente e del 4,2% rispetto al 2020. L’aumento è da attribuirsi ai prezzi delle abitazioni nuove che accelerano la crescita. I volumi di compravendita sono aumentati del 21%. La crescita diffusa è più marcata al Nord, meno al Sud e alle Isole
L’industria delle piastrelle di ceramica chiude il 2021 superando i livelli pre-covid per produzione, vendite ed export, ma si scontra con i forti rincari dell’energia, che strozzano la ripresa. Il Presidente di Confindustria Ceramica, Savorani: “Puntiamo sul gas metano di estrazione nazionale per dare stabilità alle nostre imprese: dobbiamo agire in fretta, altrimenti troveremo il bicchiere vuoto”
Paradossi dell’era Covid e post Covid. Barilla, San Benedetto, Bauli, Lavazza e tanti altri grandi produttori, schiacciati tra aumenti delle materie prime e politiche di prezzo della Gdo, rischiano di produrre in perdita. Peggio ancora va ai brand intermedi tentati dal conquistare a debito quote di mercato. Mentre chi lavora con bar e ristoranti è tornato a guadagnare alla grande. Ma durerà?
I dati dell’Istat rilevano un’inflazione che continua ad accelerare, in particolare nel settore energetico, dei beni alimentari e settori recettivi e di ristorazione, facendo crescere il costo del “carrello della spesa”. Anche Bolzano, Trieste e Udine seguono questa tendenza con aumenti dal 2,2% in su. Diminuite invece le voci Comunicazione, Istruzione e "Altri beni e servizi"
Le associazioni di categoria registrano aumenti significativi della produzione: nel Pordenonese il picco del +70%, secondo Confindustria Alto Adriatico. Ma Confartigianato Imprese Veneto lancia un nuovo allarme sull'approvvigionamento di beni basilari: "In autunno ripercussioni sui consumatori. E le aziende devono poter adeguare i contratti"
Speculazioni internazionali, ripresa dei consumi e lievitazione dei costi di cereali e materiali per il packaging mettono a dura prova l'industria agroalimentare dell'Emilia.Romagna. E, continuando così, a pagare lo scotto degli aumenti, dopo gli industriali, saranno presto i consumatori finali. Speculazioni internazionali, ripresa esponenziale dei consumi e lievitazione dei costi del grano e materiali per il packaging mettono a dura prova l'industria agroalimentare regionale. Tutti d'accordo: se non cambia in fretta qualcosa, a pagare lo scotto degli aumenti, dopo i produttori, saranno presto i consumatori finali
Prima la crisi, ora la ripresa a ritmi vertiginosi: le aziende del nuovo triangolo industriale già da settimane alle prese con rincari stratosferici e rifornimenti proibitivi. C’è chi blocca la produzione sul più bello, chi inizia a ritoccare i listini. Voci preoccupate da Triveneto, Emilia-Romagna e Lombardia: “Bolla speculativa? Speriamo. Ma ci sembra di più il ruggito dell’inflazione”
Francesco Morosini, docente di Diritto pubblico all’Università Ca’ Foscari: “L’aumento dei prezzi è riscontrabile anche nel quotidiano, ma non è paragonabile a quello degli anni ’70. La scarsità di approvvigionamento sta danneggiando le imprese, fisiologico dopo la ripartenza. Vincerà chi è forte sul mercato. Il consumatore prima o poi pagherà tutto”
Vacondio, capo di Federalimentare: “Preoccupato per l’aumento dei prezzi della merce sugli scaffali, i consumatori ne risentiranno”. Meno allarmistica, almeno nel breve, la situazione per l’immobiliare e per i trasporti. I carburanti costeranno di più? Bearzi, presidente nazionale dei gestori delle stazioni di rifornimento: “Oscillazioni alla pompa sempre possibili, ma è presto per trarre conclusioni”
I sovrapprezzi hanno investito diversi comparti come ferro (+88,1%), stagno (+77%) e rame (+73%), per non parlare dell’acciaio, con una media di aumenti che, per alcune tipologie supera il 100%. Confapi portavoce di 19 mila imprese locali. Il rischio concreto è quello dell'inflazione, che si abbatterebbe sugli acquirenti del prodotto finito
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