Il colosso cartario di Istrana ha annunciato oggi una crescita del 4% nei primi nove mesi del '24. Nel pari periodo '23 aveva chiuso a 379 mln. Entro il mese verrà presentato ai creditori finanziari il nuovo un piano di ristrutturazione che prevede anche dismissioni di asset
Il gruppo trevigiano del settore cartario ha annunciato le dimissioni del presidente del Cda Domenico Livio Trombone e del consigliere indipendente Massimo Lucchini, che hanno abbandonato anche le cariche nelle società controllate. Fondato e guidato dalla famiglia Zago, il gruppo è da tempo alle prese con un indebitamento di circa mezzo miliardo su cui è in atto un tentativo di ristrutturazione
Stando alle indiscrezioni riportate da Carlo Festa su Il Sole 24 Ore, il fondo internazionale avrebbe proposto agli azionisti dell’impresa cartaria trevigiana “un piano ad ampio raggio di ristrutturazione del debito e un contemporaneo aumento di capitale per il rilancio della società”. La situazione in cui naviga il gruppo di Bruno Zago non è infatti delle più rosee: nei nove mesi del ’23 era in perdita per più di 20 mln, con debiti per 550 mln, tanto che a ottobre Moody’s aveva modificando l’outlook da ‘stabile’ a ‘negativo’. E a fine ’24 andrà in scadenza un bond da 250 mln
Peggiorano anche l’Ebitda (52,6 mln, -43%) e la Pfn, che passa a 531,6 mln di debiti dai 504,1 mln a dicembre 2022. Il calo dei ricavi, fa sapere il Gruppo cartario di Istrana (TV), è motivato “principalmente dalla diminuzione dei prezzi di vendita e dalla riduzione delle quantità vendute, cosa storicamente ciclica nel settore del packaging”. C’è prudenziale ottimismo per il secondo semestre: “Possiamo attenderci una performance economica in leggero miglioramento in funzione della riduzione dei costi energetici che si sta manifestando in questi mesi”
Il gruppo cartario trevigiano, leader nel mercato italiano, ha confermato la composizione del Consiglio di Amministrazione, ancora guidato dal presidente e fondatore Bruno Zago. Ai 4 figli, (Francesco, Benedetta, Valentina e Alessandra Zago) sono state assegnate le deleghe nei vari comparti seguiti dal gruppo. I figli: “Massimo impegno per portare innovazione e crescita all’azienda”
Il gruppo cartario trevigiano ha chiuso il mese di aprile del 2022 con ricavi consolidati progressivi a 311,4 mln e 65,1 di marginalità. Mentre a maggio le vendite registrano un potenziale +76,2% sui 54,5 mln dello stesso mese del 2021. Per giugno prevista ancora una tendenza positiva “seppure con un rallentamento della crescita percentuale collegata all’andamento dei consumi di periodo e alle incertezze del momento”
Il gruppo trevigiano che detiene oltre il 30% delle quote del mercato cartario nazionale, dopo il paventato stop della produzione, sembra essere tornato in carreggiata. Nonostante i timori per le fluttuazioni del prezzo del gas ancora presenti e grazie a un fatturato in aumento sul 2019 (quando aveva toccato i 426,8 mln) e a un Ebitda più che raddoppiato rispetto ai 31 mln del 2019
Chiusure per oggettiva impossibilità di produrre a causa dei costi o tattiche per fare maggiore pressione sul rialzo dei prezzi? Per alcuni operatori il mercato sarebbe più che disponibile a pagare il costo dei rincari di carta e imballaggi e intravvede quindi più un’operazione speculativa che un problema reale. Il dubbio è alimentato dalla decisione di Zago di “riaprire già inizio settimana prossima” grazie a “trattative con i clienti”. Il precedente della maximulta per operazioni di cartello
La richiesta arriva a seguito della decisione del gruppo di ieri, 7 marzo, di fermare le attività in tutte e 6 le cartiere, conseguenza dei rincari energetici. Il segretario generale della Slc-Cgil del Veneto, Nicola Atalmi: "Questa decisione potrebbe avere un effetto a catena, e tutte le altre aziende del settore stanno continuando a lavorare nonostante l'aumento dei costi"
Per il presidente Zago se non si vedranno cali dei costi dell'energia entro pochi giorni, il gruppo cartiero trevigiano dovrà ricorrere agli ammortizzatori sociali. Nonostante un 2021 di grande crescita la decisione si rende necessaria sulla base del fatto che "vendiamo la carta a 680 euro a tonnellata, ma per produrla oggi occorrono 750 euro soltanto per il gas”
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