I finanzieri del Comando provinciale di Trieste hanno eseguito oggi un provvedimento di sequestro preventivo di oltre 1 mln e denunciato 3 imprenditori per il reato di omesso versamento delle imposte mediante indebita compensazione di crediti. Le indagini avevano preso le mosse dall’analisi di bilancio eseguita nei confronti di alcune società operanti nel settore della carpenteria metallica
Nuovi sviluppi sulla maxi operazione della Guardia di Finanza di Asti nell'ambito dei crediti fantasma. Le Fiamme Gialle hanno arrestato un imprenditore casertano 46enne iscritto all'Aire e sequestrato 196 mln di euro. I titoli di credito fiscale ritenuti falsi sono riconducibili a due società e a 27 persone fisiche con sede dichiarata anche in Emilia-Romagna e Veneto
Le verifiche fiscali hanno accertato che le società svolgevano attività commerciali anche se si dichiaravano associazioni sportive dilettantistiche. Agli indagati sono stati contestati vari reati fiscali e l'autoriciclaggio di proventi illeciti. Inoltre una delle società è stata multata per la responsabilità amministrativa dell'ente, poiché carente nei presidi interni di controllo
Il provvedimento segue l'irrevocabilità della condanna, per associazione mafiosa, di Antonio Muto, membro della cosca di ‘ndrangheta 'Grande Aracri'. Sequestrate 5 aziende, 23 immobili, 92 veicoli e 9 rapporti bancari. Accertata l'ingerenza della cosca nella gestione e controllo di attività imprenditoriali formalmente intestate a prestanome, nonché l'accumulo illecito di ingenti patrimoni personali
Brutto colpo per Massimo Cellino, patron del Brescia Calcio. Il Tribunale del Riesame ha accolto la richiesta della Procura e ha disposto il maxi sequestro da 59 mln di euro. Si tratterebbe dell'intero capitale transitato dal trust all'estero riconducibile a Cellino, e non conosciuto al Fisco. Il primo commento dell'imprenditore ai suoi collaboratori: "Sono sotto shock"
Indagati un 61enne bresciano, al quale la Guardia di Finanza ha sequestrato beni per 5,7 mln, e un 39enne romeno, per un sequestro del valore di 3 mln. La loro società, fallita nel 2019, si occupava di vendita all’ingrosso di rottami ferrosi. Sono entrambi sospettati di bancarotta fraudolenta, evasione fiscale con fatture per operazioni inesistenti, truffa aggravata e autoriciclaggio
Oggetto del provvedimento sono cinque società parmigiane del facchinaggio e della movimentazione merci, tra le quali la capogruppo Number One e 4 controllate. Oltre a evadere imposte per 164 mln totali, i dirigenti ora indagati avrebbero infranto diverse normative in tema di tutela della sicurezza dei lavoratori, peraltro spesso impiegati ricorrendo a contratti d'appalto "non a norma"
Il sequestro all'attività ha riguardato beni per un valore complessivo di 19 mila euro. Interessata una ditta milanese impegnata nelle costruzioni, indagato imprenditore di origini calabresi stabilitosi a Padova da 20 anni. L’accusa è di aver fornito supporto logistico e finanziario ad attività destinate al riciclaggio e autoriciclaggio a beneficio di un’associazione di stampo ‘ndranghetista
Dalle indagini condotte dalla Guardia di Finanza è emerso come nell’impresa non ci fossero i requisiti minimi richiesti in materia di sicurezza, oltre alla presenza di 7 dipendenti senza contratto. Ritrovata, inoltre, mezza tonnellata di rifiuti speciali senza adeguata documentazione di conservazione e smaltimento. Di conseguenza è stato disposto il sequestro dell’immobile
Tutto è iniziato quando sono arrivate segnalazioni per operazioni sospette riferite a società dell'e-commerce riconducibili a Marco Melega. Le Fiamme Gialle hanno agito in maniera coordinata con Eurojust. Oltre 2000 le truffe che hanno fruttato proventi illeciti per 2,4 mln a fronte di fatture emesse per operazioni inesistenti per 6,5 mln
È in corso un'inchiesta per frode fiscale, condotta dal pm milanese Storari, che ha come protagonista l'azienda che si occupava di servizi di pulizia negli alberghi. Ta il 2013 e il 2017 avrebbe esternalizzato il lavoro avvalendosi di cooperative le quali non versavano né contributi previdenziali ai lavoratori né Iva. Con un sistema di false fatture, poi, i soldi sarebbero stati dirottati all'estero
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